martedì 30 gennaio 2018

Fine musica. Percezione e concezione delle forme della poesia, dai siciliani a Petrarca

Fine musica. Percezione e concezione delle forme della poesia, dai siciliani a Petrarca
di Maria Clotilde Camboni
pp. XLVIII-440, € 58,00
Sismel, 2017
ISBN: 978-88-8450-761-7
 
Le profonde trasformazioni che nel corso del tempo hanno contraddistinto le forme della poesia italiana risultano particolarmente intense e frequenti nel Medioevo. In un’epoca che vede la nascita e il primo decisivo sviluppo di una nuova tradizione letteraria – in una lingua moderna fino ad allora assente dallo scenario europeo – la mutevolezza delle strutture metriche si lega strettamente a quella della sensibilità formale dei poeti, alla rappresentazione mentale delle forme che essi arrivano a maturare e, secondo modalità molto varie e spesso implicite, a manifestare attraverso ciò che scrivono. La ricerca ricostruisce le vicende di questa sensibilità, rimatori attivi alla corte di Federico II fino a Francesco Petrarca. Le norme che hanno regolato la poesia due-trecentesca vengono individuate, circoscritte e analizzate, approfondendo le modalità con cui ci si rapportava ad esse, con particolare attenzione alle specificità dei singoli ambienti e momenti. Adottando metodi di indagine differenziati, che di volta in volta privilegiano i modi di acquisizione delle competenze metriche, il peso delle tradizioni e degli influssi culturali, il ruolo della dimensione musicale, l’autrice fa luce sul legame tra le strutture formali e il ruolo sociale svolto dalla lirica, a partire dalle condizioni in cui essa veniva composta, eseguita, fruita. Il volume arriva così a restituire un quadro d’insieme ricco e articolato del complesso campo di forze in cui la poesia italiana ha preso forma nel suo primo secolo e mezzo di vita.

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