mercoledì 2 maggio 2018

Aelredo di Rievaulx (1110-1167)

Aelredo di Rievaulx (1110-1167)
Una biografia esistenziale e spirituale
di Pierre-André Burton
a cura di Antonio Tombolini
pp. 560, € 39,00
Cantagalli, 2018
ISBN: 9788868795726
 
Testimone e attore privilegiato di un periodo di profondi cambiamenti sia per la Chiesa del XII secolo sia per la società civile del suo tempo e per la vita politica del suo paese, Aelredo di Rievaulx (1110-1167) – che i suoi contemporanei non esitarono a paragonare a san Bernardo – si trovò ad affrontare le principali linee di frattura che contribuirono in Inghilterra a fare del XII secolo un periodo particolarmente travagliato e caotico.
Nato nel 1110 a Hexhamin Northumbria, nel nord dell’Inghilterra, da una famiglia in cui si era preti di padre in figlio da diverse generazioni, Aelredo fu introdotto, a partire dal 1124, alla corte reale di Scozia, dove molto rapidamente strinse una profonda amicizia con i figli del re (specialmente Valteno ed Enrico, il principe ereditario, di quattro anni più giovane di lui). Si guadagnò anche la stima del re Davide che gli ha affidò, probabilmente intorno al 1130, l’ufficio di intendente generale del regno. Che cosa spinse allora questo giovane, dotato e brillante, a rinunciare, quattro anni più tardi, a una carriera politica o ecclesiastica (che si annunciava peraltro molto promettente), per entrare nel 1134 a Rievaulx, quel monastero cistercense che era appena stato fondato (nel 1132) da san Bernardo nello Yorkshire? Allo stesso modo, una volta diventato abate del suo monastero d’origine, che cosa lo indusse, soprattutto a partire dal 1153, ad impegnarsi nella vita politica del suo paese e voler diventare lo storico? È a queste domande, ma anche a molte altre, che questa straordinaria biografia di Aelredo cerca di rispondere. Essa permette anche di rivalutare positivamente il senso e la portata della Vita Ailredi, racconto agiografico composto, poco tempo dopo la morte di Aelredo, da Walter Daniel che fu suo segretario e infermiere. Infine, getta una nuova luce sull’importanza dell’amicizia spirituale come chiave principale per l’interpretazione della vita e della dottrina di colui che è stato chiamato il «dottore dell’amicizia».

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