martedì 16 aprile 2019

Allo zenit della cupola

Allo zenit della cupola
L'eredità dell'oculus nell'arte Cristiana tra Medio Evo latino e Bisanzio
di Simone Piazza
pp. 336, € 40,00 (Acquista online con i 15% di sconto)
Campisano Editore, 2019
ISBN: 978-88-85795-05-1

Da anni ormai, la domenica di Pentecoste, petali di rose rosse vengono gettati dall’occhio del Pantheon per celebrare la discesa dello Spirito Santo, in omaggio ad un’usanza millenaria documentata a partire dal XII secolo. Una fonte coeva, il diario di un pellegrino islandese, racconta di come, nel giorno del solstizio d’estate, un raggio di sole entrasse a perpendicolo nella rotonda del Santo Sepolcro attraverso il vuoto in cima alla cupola, a riprova della credenza – all’epoca assai diffusa – che l’Anastasis di Gerusalemme fosse al centro del mondo. Sono solo due esempi, fra i più limpidi, di riuso dell’oculus antico a fini altamente simbolici. La prima parte del libro è incentrata su una nutrita serie di edifici di culto del Medio Evo, costruiti ex novo o di reimpiego, che presentano tracce – fisiche o documentarie – di un’apertura sommitale. La memoria oculus in età medievale non è, però, un fenomeno limitato alla dimensione architettonica. Accade che riaffiori, in modo più o meno esplicito, al centro dei programmi iconografici delle cupole o di altri generi di volte, mediante finte cornici circolari di sapore classico, sofisticati effetti di trompe l’oeuil, temi alludenti al moto verticale della trascendenza. La seconda parte del volume è quindi rivolta all’illusorietà dei medaglioni sommitali prodotti dall’arte figurativa, tra Medio Evo latino e Bisanzio, e ai loro derivati presenti talvolta nelle conche absidali, i cosiddetti «menischi». Architettonico o evocato in pittura, oculus, al vertice della gerarchia dello spazio sacrale, diventa tramite fra uomo e Dio.
Simone Piazza è «Maître de conférences HDR» in Storia dell’arte medievale all’Università Paul-Valéry Montpellier 3 e membro del CEMM («Centre d’Études Médiévales de Montpellier»). Fa parte, inoltre, del CFEB («Comité français d’études byzantines») e dell’AISAME («Associazione Italiana Storici dell’Arte medievale»). La sua formazione si è svolta tra Italia (Università di Viterbo) e Francia (Université Paris1-Sorbonne). Dagli iniziali interessi per la pittura rupestre dell’Italia centro-meridionale, confluiti in una monografia apparsa nella Collection de l’École française de Rome (2006), si è progressivamente mosso verso studi sulla decorazione parietale, pittorica e musiva, con particolare attenzione alla circolazione di modelli iconografici e formali (Bisanzio e Occidente, IV-XIII secolo) eallo studio di contesti figurativi perduti, attraverso proposte ricostruttive su base grafica. Temi e metodi che hanno costituito l’oggetto di numerosi contributi.

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