sabato 14 giugno 2025

Il Medioevo nelle città italiane, 18. Viterbo

Il Medioevo nelle città italiane, 18. Viterbo
di Alfio Cortonesi, Angela Lanconelli
pp. X-234; € 20,00
Cisam, 2025
ISBN: 9788868094539

Situata al centro di un pianoro vulcanico ad un’altitudine media di 326 metri slm, Viterbo occupa alcuni speroni tufacei scavati e delimitati dai torrenti che scendono dalle pendici dei Monti Cimini. Il suo centro storico conserva numerose e suggestive testimonianze dell’età di mezzo: torri, palazzi, chiese, strade, piazze, profferli, chiostri e fontane che conferiscono alla città un’autentica impronta medievale, peraltro già palese nella cinta muraria (XI-XIII secolo), prima e suggestiva immagine dell’insediamento che si offre ai visitatori. L’assetto urbanistico di Viterbo ha preso forma nei secoli centrali del medioevo in seguito al progressivo popolamento delle alture che circondavano il castrum Viterbii (o Biterbii), un abitato fortificato ricordato per la prima volta nelle fonti scritte con riferimento all’anno 742 e localizzato sull'attuale Colle del Duomo. Si ritiene che il castrum sia sorto nel periodo del conflitto tra Longobardi e Bizantini per il possesso della Tuscia, ma è pur da rilevare che alcuni caratteri della sua morfologia presentano analogie evidenti con quelli degli abitati di epoca etrusca presenti nella regione. Gli interrogativi circa la preesistenza sul Colle del Duomo di un insediamento etrusco e poi romano, evocato nelle cronache medievali, hanno trovato una prima risposta tra Otto e Novecento quando, in occasione dei lavori di restauro e consolidamento nella Cattedrale (1876-78, 1907), vennero alla luce frammenti scultorei e strutture murarie di età romana (oltre che altomedievale). Il castello del secolo VIII costituiva il centro di un distretto amministrativo indicato come territorium Viterbii o fines Viterbienses, punteggiato da numerosi aggregati demici. Alcuni di essi (fra cui Sonsa, Foffiano, Quinzano, Antoniano, Squarano, donde l’attuale Piano Scarano) tra XI e XIII secolo sarebbero stati racchiusi, con il castello medesimo, entro le mura di nuova e progressiva costruzione, destinate a conferire al nascente insediamento la fisionomia che sarebbe rimasta nel tempo. Già nel secolo XI, quando la documentazione pervenuta prende a rischiarare un poco l’assetto urbanistico viterbese, la menzione di numerose chiese sta a indicare il sensibile incremento demico conosciuto dagli agglomerati posti intorno al castello, la cui struttura sovente includeva - oltre alle abitazioni e agli edifici di culto - mercati, botteghe e ospedali per l’assistenza ai pellegrini che dal secolo IX sempre più numerosi percorrevano la via Francigena diretti a Roma. Prima della fine del secolo XI, secondo le cronache medievali cittadine, fu eretto un muro di difesa che andava da Porta Fiorita a Porta Sonsa e proteggeva gli insediamenti collocati verso le pendici dei Cimini, i più esposti perché privi di difese naturali. Da quel momento fino alla seconda metà del Duecento la costruzione di un nuovo circuito murario avrebbe accompagnato la crescita della popolazione intorno al castrum Viterbii, sottolineando via via le successive tappe dello sviluppo urbanistico. Nel XII secolo (la cui importanza nella storia cittadina è stata fino ad oggi sottovalutata) prese così forma la trama insediativa di quella che, con l’attribuzione nel 1192 della cattedra vescovile, era ormai divenuta a tutti gli effetti una città. Fu nel secolo successivo che si riorganizzarono invece gli spazi intramuranei, arricchendo il panorama architettonico con nuovi ed eleganti edifici pubblici e privati, laici e religiosi. Pur essendo per la città un’epoca di forti contrasti tra le varie componenti della società e di sanguinosi scontri tra le fazioni, il Duecento segnò anche il momento in cui Viterbo raggiunse l’acme della sua autorevolezza politica e della prosperità economica. I lunghi anni della residenza pontificia e lo svolgimento dei conclavi ne fecero uno dei principali riferimenti della politica europea, così come la vittoriosa resistenza opposta a Federico II e la straordinaria vicenda della ‘giovinetta Rosa’ ne illuminarono la storia, rafforzando e connotando nei secoli il sentimento civico. Ciò rilevato, va anche detto che le più recenti indagini e riflessioni degli storici tendono ad evidenziare come nessuna motivata contrapposizione può essere fondatamente istituita (lo si è fatto in passato) per Viterbo tra le ‘glorie’ del Duecento ed un Quattrocento che avrebbe segnato la perdita delle libertà comunali e la mortificazione di una città sottomessa in maniera definitiva al governo dei pontefici. È emersa, infatti, con chiarezza, per la città della Tuscia, una fase quattrocentesca caratterizzata da realizzazioni urbanistiche e architettoniche e da una produzione artistica che hanno saputo rinnovarne il volto, mentre la cultura umanistica si affermava grazie anche all’intensa circolazione di intellettuali e opere letterarie tra Viterbo, Roma e la curia pontificia. Si aggiunga che le indagini di carattere politico-istituzionale sul comune di Viterbo e sul ceto dirigente cittadino nel XV secolo hanno contribuito a far emergere il dinamico profilo sociale di una città che non casualmente occupava una posizione di tutto rispetto nella struttura del governo territoriale della Chiesa.

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