Il tramonto della Langobardìa minor. Longobardi, Saraceni e Normanni nel Mezzogiorno (X-XI sec.)
di Tommaso Indelli
Prefazione di Claudio Azzara
pp. 210, € 20,00
Editrice Gaia, 2015
La monografia si propone di indagare uno
dei periodi più affascinanti e controversi della storia dei Longobardi nel
Mezzogiorno: l’età di Pandolfo I Capodiferro di Capua e Guaimario IV di
Salerno. Cronologicamente, il periodo è compreso tra la metà del X sec. e la
fine dell’XI e rappresenta la fase di transizione dalla dominazione longobarda
a quella normanna. Un segmento cronologico importante non solo per la storia
del Mezzogiorno d’Italia, ma anche dell’Europa mediterranea, in cui, proprio in
quei secoli, cominciavano a manifestarsi i germi della “rinascita” che
caratterizzò lo sviluppo del continente fino al XIV sec.
Ancora oggi, nei manuali di uso scolastico e universitario, questo periodo
storico figura come “età di transizione”, dai secoli dell’Alto a quelli del
Basso Medioevo, secondo la bipartizione dell’Età medievale convenzionalmente
adottata dalla storiografia italiana. Il X secolo è,
storiograficamente, il “secolo di ferro”. L’Europa carolingia fu devastata da
nuove “invasioni barbariche”, dopo quelle che determinarono il crollo
dell’impero romano, e popoli sconosciuti minacciarono i suoi confini: Normanni,
Magiari, Saraceni. L’impero carolingio andò, progressivamente, disgregandosi
sotto l’urto dei nuovi “barbari” e delle guerre tra i successori di Carlo
Magno, mentre il potere pubblico si dissolse in una miriade di potentati
autonomi - le signorie territoriali - che non riconoscevano più alcuna
autorità. I re e gli imperatori erano ridotti, ormai, a figure simboliche.
Mentre gran parte del continente europeo regrediva a livelli economici e
demografici antecedenti la breve stagione della “rinascita carolingia”, nel
Mezzogiorno d’Italia, la Langobardìa
minor, erede del regno fondato da Alboino, si frammentava nei principati di
Benevento, Salerno e Capua. Il Mezzogiorno partecipava al processo di generale
dissoluzione delle eredità del passato, ma, grazie alle personalità
straordinarie di Pandolfo I Capodiferro di Capua e Guaimario IV di Salerno,
l’eredità politica, culturale ed “etnica” dei Longobardi riuscì a ritrovare la
forza per contrastare l’espansione militare dell’Islam mediterraneo. Si aprì
con le straordinarie figure dei due principi - e prima del definitivo tramonto
- l’ultima stagione di splendore del Mezzogiorno longobardo, che anticipò la
“rinascita” politica, economica e culturale dell’Occidente agli albori dell’XI
secolo. Una “stagione” di breve durata e densa di eventi, in cui la Langobardìa minor fu capace di ritrovare l’unità perduta e i
fasti di Arechi II, prima di cadere, anch’essa, sotto l’urto dei temibili
predoni normanni. Ripercorrendo gli eventi che caratterizzarono l’ultima - ma
anche la più intensa - stagione di vita della Langobardìa minor , il
libro si sofferma non solo sulle personalità dei principi, legislatori e
condottieri, in grado di segnare un'epoca, ma anche sugli uomini di Chiesa e di
cultura, sui monaci e i medici, i poeti e gli eruditi come Desiderio di
Montecassino, Alfano di Salerno, Costantino l’Africano, Trotula de Ruggiero.
Accanto ad essi, le grandi personalità dei papi della “Riforma” ecclesiastica -
Leone IX, Niccolò II, Gregorio VII -
alle prese con la corruzione della Chiesa, la lotta contro gli imperatori
germanici, lo scisma degli Ortodossi, le incursioni dei Saraceni e dei
Normanni. Tutte furono figure emblematiche - perfette interpreti dello Zeitgeist - costrette, loro malgrado, a
misurarsi con un’epoca dura, ma non aliena da grandi e significativi
cambiamenti culturali: un tassello importante nella costruzione della civiltà
dell’Europa mediterranea e nella definizione della sua identità.
Tommaso Indelli è
Assegnista di Ricerca in Storia Medievale e Assistente di Cattedra del Prof.
Claudio Azzara presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università
degli Studi di Salerno. Si occupa di storia del Mezzogiorno medievale
longobardo e normanno (VI-XII sec.). Di formazione storico-giuridica,
specializzatosi a Pavia con un dottorato sulla cultura giuridica della Tarda
Antichità (III-VI sec. d. C) e dell’Europa medievale (VII- XV sec.), si occupa
di ricerca e problematiche inerenti le strutture e le forme di organizzazione
del potere pubblico e statale. Tra le sue monografie: Bellum Piraticum e pirateria. Aspetti giuridico-politici del fenomeno
piratico dall’età Romana al XVIII secolo; La conquista normanna del Meridione
d’Italia. Dall’arrivo dei primi conquistatori alla fondazione del Regno; La
condizione del servo nell’Occidente medievale. Aspetti giuridici e sociali
(V-XV sec.); Strutture socio-politiche dell’Italia Meridionale nel XII secolo,
da Ruggero II a Guglielmo II (1105-1189), I Bizantini nel Mezzogiorno d’Italia
(VI- XI sec.) Istituzioni, politica e società; Storia politica della
Langobardia minore. I Principati di Benevento, Salerno e Capua (VI-XI sec.);
Arechi II, un principe longobardo tra due città; Langobardìa. I Longobardi in
Italia (VI-XI sec.), Odoacre. La fine
di un impero (476 d. C.).