Morti grottesche di personaggi illustri nel medioevo
di Simone De Fraja
pp. 126, € 10,00
Letizia Editore, 2022
ISBN: 978-88-95520-582
E’
uscito per i tipi di Letizia Editore “Morti grottesche di personaggi illustri
nel medioevo” di Simone De Fraja avvocato, saggista, esperto di fortificazioni
e studioso del medioevo. “Non
si esce vivi dalla vita”, scrive Alessandro Meluzzi nella prefazione del libro;
“questo saggio è un modo per ridimensionare i problemi e riderci su,
ricordandosi che a tutto c’è rimedio tranne che all’osso del collo. Simone De
Fraja dà alle stampe un’opera geniale che mitiga in modo eccelso la paura e
l’ilarità della morte”.
Dal titolo potrebbe apparire come un “divertissement” od una raccolta di aneddoti
sulle morti a cui sono andati incontro personaggi illustri, nel modo più strano
e comune, al contempo, nel corso del medioevo.
Attraverso l’analisi delle cronache medievali si esaminano personaggi
illustri che muoiono al pari di tutti gli altri, nella malasorte, nella
distrazione e nella malattia.
Le vicende riesumate, ed è il caso di dirlo, offrono un quadro delle
vicende umane, più svariate, che conducono comunque al fine ultimo comune a
tutti gli esseri viventi in cui grandi esistenze, alla fine, subiscono le sorti
dello stesso mondo in cui vivono le esistenze di uomini misconosciuti, ricchi o
potenti e poveri e meschini. Ricerca delle fonti, investigazione ed analisi del
giallo storico conducono il lettore tra le sfortunate sorti, talvolta banali,
di personaggi storici di alto calibro.
Ricorda
il criminologo Marco Strano, nella sua introduzione al libro, che le vicende
narrate, vere od esagerate dai cronisti medievali nel riportare i fatti, sono “morti
impreviste e casuali, che provocano ilarità più che commiserazione, sorpresa
più che orrore. E la sensazione che si prova a leggere l’ arguto testo è
piacevole e sedativa. Riuscire a ridere della morte ha decisamente un effetto
ansiolitico”.
Uno
studio serio e scientifico in cui storia, scienza ed investigazione si
combinano in una varietà di situazioni grottesche, bizzarre, al limite della
sfortuna ma che ci ricordano che, imperatori o papi, signori o re, “non si esce
vivi dalla vita”.
L’indagine
del giallo storico si svolge tra le pieghe delle cronache medievali, studi
medico legali di “cold cases” ed investigazione criminologica analizzando gli
exitus di personaggi come Giovanni II Comneno, nel 1143, morto durante una battuta
di caccia in cui si ferì con la punta di una delle proprie frecce
verosimilmente avvelenate; fu sfortuna o congiura? Enguerrand de Coucy III,
antenato di quel de Coucy che nel 1384 prese la città di Arezzo, intendendo
attraversare un fiume a cavallo, venne sbalzato dall’animale finendo trafitto
dalla propria spada e trascinato via dalle acque. Se Enrico II di Champagne, re
di Gerusalemme dei Crociati, morì cadendo dal terrazzo la cui balaustra si
dimostrò instabile, se il figlio di Luigi il Grosso morì sotto il peso del
proprio cavallo impazzito a causa di un cinghiale che gli passò tra le zampe,
papa XXI rimase schiacciato dal crollo del soffitto del proprio palazzo a
Viterbo. Goffredo il Gobbo, è noto, rimase vittima di una imboscata di un
armato che attese, sotto lo scarico del “necessario”, che Goffredo si sedesse.
Nel
romanzo “Lo straniero”, Camus scrive la fatalistica frase divenuta celebre:
“Considerato che tutti dobbiamo morire, ovviamente non ha alcuna importanza il
quando e il come”. Frase certamente ad effetto, esorcizzante dei timori ed
ancorata a una cinica quanto diffusa realtà filosofica.
Ma
la realtà è ben più complessa.
Le cronache ed i racconti del tempo si muovono tra
astrazione dei fatti ed ingigantimento degli stessi sino a diventare aneddoti
al limite del verosimile. Anche se spesso non si può giungere ad una soluzione,
l’indagine e la rilettura delle varie morti prese in considerazione dal volume,
in bilico tra la preordinazione e la pura sfortuna, suonano bizzarre e
grottesche e meritevoli di approfondimento.
Simone De Fraja, avvocato, saggista e studioso del
periodo medioevale. Il suo interesse si è concentrato in particolare
sulla storia del territorio della città di Arezzo, ove vive; esperto di
castellologia con speciale riferimento alle fortificazioni locali nonché
del Vicino Oriente in ordine alle quali ha tenuto alcuni interventi e
conferenze, si è occupato altresì del pensiero neoclassico ed esoterico
del secolo XVI ed ha condotto ricerche sull’argomento. E’ membro di
associazioni culturali cittadine e nazionali, per la Società Storica
Aretina è membro del Comitato Scientifico di redazione, Consigliere,
Vicepresidente nonché socio fondatore. E’ Consigliere Scientifico
dell’Istituto Italiano dei Castelli, collabora con il Dipartimento di
Architettura dell’Università degli Studi di Firenze.