Finzioni del diritto medievale
di Sara Menzinger
pp. 352, € 25,00
Quodlibet, 2023
ISBN: 9788822920959
I grandi dibattiti sulla finzione dei Padri della Chiesa lasciarono un’eredità contraddittoria al Medioevo occidentale. Da un lato, trasmisero una ferma condanna di qualsiasi forma di negazione della veritas o di una natura che, diversamente dal mondo classico, era reputata divina dal pensiero cristiano; dall’altro, esaltarono la finzione come strumento d’accesso a una meta-realtà che consentiva di andare oltre i fatti concreti e cogliere il senso più vero e invisibile delle cose. Proprio quest’ultimo significato positivo di finzione venne valorizzato dalle scuole teologiche francesi del XII secolo in cui la dimensione interiore dell’uomo fu profondamente dissociata da quella esteriore perché considerata superiore e non coincidente con la sfera delle azioni. Diversamente dal mondo antico, la finzione, in questa prospettiva, non serviva a negare la realtà, quanto piuttosto a denunciare la distanza tra l’apparenza dei fatti e il loro reale significato, tra azione e intenzione. La sua funzione ultima era dunque quella di amplificare la realtà, restituendo il lato nascosto e invisibile delle cose, altrettanto vero, anzi più vero di quello tangibile. La potenza della dimensione intenzionale contagiò presto il pensiero giuridico europeo che nella seconda metà del XII secolo conobbe una delle fasi più creative della sua storia. Per inquadrare responsabilità invisibili o per vanificare responsabilità evidenti, la finzione si rivelò uno strumento vitale nell’elaborazione di nuove categorie penali che a partire dal Basso Medioevo entrarono a far parte stabilmente del diritto moderno e contemporaneo.
Sara Menzinger insegna Storia del Diritto Medievale e Moderno nell’Università di “Roma
Tre”. Dopo una prima fase di ricerca incentrata sulla funzione attribuita al diritto nei governi
comunali italiani del Duecento (Giuristi e politica nei comuni di Popolo. Siena, Perugia e Bologna,
tre governi a confronto, 2006), si è interessata alla rinascita del diritto pubblico nel Medioevo,
curando l’edizione di uno dei più antichi trattati pubblicistici prodotti dalla cultura giuridica
medievale (La Summa Trium Librorum di Rolando da Lucca. Fisco, politica, scientia iuris,
2012,
con Emanuele Conte). Nell’ambito delle teorie pubblicistiche, ha
approfondito in particolare la storia del concetto di cittadinanza nel
Medioevo occidentale (Cittadinanze medievali.
Dinamiche di appartenenza a un corpo comunitario, 2017) e delle concezioni fiscali nell’Età di
Diritto Comune, studiate nella prospettiva del rapporto tra individuo e potere pubblico.
Negli ultimi anni si è occupata di questioni inerenti al rapporto tra diritto e letteratura,
intervenendo con alcuni contributi sul ruolo della cultura giuridica nel pensiero di Dante.