Sulle nature dell'universo - Libro III
di Giovanni Scoto
a cura di Peter Dronke
traduzione di Michela Pereira
pp. 472, € 30,00
Fondazione Valla, Mondadori, 2014
ISBN: 978-8804634959
"Avrei dovuto pensare che da quel nome 'nihil' venga significata
l'ineffabile, incomprensibile e inaccessibile luminosità della bontà
divina, ignota a tutti gli intelletti tanto umani che angelici." Così
Giovanni Scoto nel cuore del Libro III, esso stesso al centro del
"Periphyseon". Il nulla domina le sue idee rivoluzionarie sulla
Creazione. "Quando la trascendenza divina comincia ad apparire nelle
teofanie" scrive Peter Dronke, "allora quel nulla diviene qualcosa.
Creare dal nulla tutti gli esseri, dal più alto al più basso, significa
farli apparire come teofanie, come manifestazioni del divino." Perché
Giovanni Scoto sostiene che nel Verbo divino, nella Sapienza, tutte le
cose sono sia eterne sia fatte, e che Dio, nel creare il mondo, crea
anche sé stesso. La Sapienza è informe, e in essa sussiste la materia,
essa stessa informe. Nessun filosofo platonico si era spinto sino a
questo. La Sapienza, che è l'esemplare infinito di tutte le forme, non
ha bisogno di forma "a essa superiore per formarsi", ma quando discende
nelle forme guarda a sé stessa come al suo proprio principio formatore.
Nella sua trascendenza, la Sapienza è non-essere e assoluto nulla, "ma
in virtù della sua presenza nelle cose essa insieme è ed è detta
essere". L'animato dibattito tra maestro e discepolo che costituisce
l'ossatura del "Periphyseon" raggiunge qui uno dei suoi punti più alti,
dettando tutta l'interpretazione letterale della Genesi che l'ispirato
profeta Mosè ha composto nel linguaggio della poesia e del mito.
Testo latino a fronte. A questo link anche i Libri I e II usciti nel 2012 e 2013.
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