martedì 31 dicembre 2024

Storie di Guelfi e Ghibellini

Storie di Guelfi e Ghibellini
di Roberto Colombari
pp. 463; € 20,00
Pendragon, 2024
ISBN: 978-88-3364-725-8

Il Medioevo evoca comunemente immagini a tinte fosche, notti eterne, inverni senza fine e spelonche appena rischiarate da fuochi minacciosi, troppo sinistri per non trasformarsi in roghi purificatori. Il Medioevo di questo romanzo è una dimensione completamente diversa: è il Duecento al massimo del suo splendore, un tripudio di battaglie, tornei, intrighi, cerimonie, sacrifici, tradimenti ed eroismi. A dare ordine a tutto questo è la scrittura di Colombari, un incantesimo capace di far vivere le miniature di un manoscritto, i personaggi affrescati sulle pareti di una cattedrale, le figure di una vetrata gotica incendiata dal sole. Sembra perfino di riconoscere il rumore delle armi, la voce delle tube, il rullo dei tamburi, lo strepito delle feste, i sussurri della notte. E per ultimo gli odori forti delle cucine, le fragranze degli orti, i miasmi dei cadaveri, il profumo delle cere e degli incensi. È in questo teatro vivace e pulsante che il protagonista del romanzo Giovanni Corforati, cavaliere bolognese, insegue «quell’enorme segreto capace di far tremare il più antico dei troni», incrociando la vicenda dei più celebri personaggi del tempo. A cominciare da Federico II di Svevia, stupor mundi et immutator mirabilis, dal quale tutto sembra discendere e al quale tutto pare risalire. E naturalmente Manfredi di Sicilia, Carlo D’Angiò, Corradino di Svevia, Ezzelino da Romano, Gregorio IX, nomi che subito associamo all’eterna lotta fra Guelfi e Ghibellini, una contrapposizione d’interessi che rompe i vincoli di sangue, trasforma le alleanze in geometrie variabili, riempie le città di cadaveri, annulla ogni possibilità di distinguere il bene dal male, gli amici dai nemici, i cristiani dagli eretici. E in tutto questo lo smarrimento di Giovanni Corforati assomiglia incredibilmente alla condizione dell’uomo contemporaneo, dal quale, forse, lo distingue un solo particolare: la possibilità di spingersi all’estremo e arrivare, in compagnia del lettore, alla soluzione dell’enigma.
Roberto Colombari, nato a Bologna nel 1963, dove vive, è laureato in Economia all'Alma Mater e si occupa di formazione per un grosso gruppo bancario. Appassionato da sempre di storia, studia da più di vent'anni la Bologna medievale. Ha collaborato con diversi istituti cittadini medi e superiori per l'insegnamento della storia locale medievale e antica.

lunedì 30 dicembre 2024

Scriptorum illustrium Latinae linguae libri

Scriptorum illustrium Latinae linguae libri
Livio, Plinio, Seneca e altri prosatori, un’antologia della prima storia della letteratura latina antica
A cura di Rino Modonutti
Con la collaborazione di Guido D’Alessandro

pp. CXIII-198, € 48,00
Sismel, 2024
ISBN: 978-88-9290-370-8

Gli Scriptorum illustrium Latinae linguae libri dell’umanista veneto Sicco Polenton (1376-1447) possono essere considerati, sotto molti aspetti, la prima storia organica della letteratura latina antica prodotta in età moderna. L’opera è il frutto di uno sforzo enorme, durato più di venticinque anni, di lettura e riorganizzazione del materiale biografico e storico-letterario ricavabile dagli stessi autori latini, messo in rapporto con la tradizione erudita medievale e i cantieri di ricerca filologica ed erudita aperti nelle prime fasi dell’Umanesimo. Quest’antologia propone il testo latino, con traduzione italiana e commento, delle vite di Livio (dal libro VI degli Scriptores illustres), dei due Plinii e dei geografi minori (dal libro VIII), di Lucano (dal libro IV), di Seneca (dai libri IV e XVII) e di alcuni autori minori (Vitruvio, Marziano Capella, Asconio Pediano, Quintiliano, Apuleio e Prisciano, dal libro XVIII). Si tratta per lo più di prosatori, la categoria di scrittori a cui Polenton dedica maggior spazio, ma che è rimasta finora al margine delle ricerche sugli Scriptores illustres.
Rino Modonutti insegna Letteratura latina medievale e Filologia medievale e umanistica presso l’Università di Padova. Si occupa soprattutto di storiografia ed enciclopedismo storiografico bassomedievale, nonché della tradizione dei classici nell’età del primo Umanesimo.

domenica 29 dicembre 2024

Non sono favole, ma vere istorie

Non sono favole, ma vere istorie
Studi sulla novella
di Anna Maria Cabrini
a cura di Cristina Zampese
pp. 230; € 28,00
Ledizioni, 2024

Il volume riunisce nove saggi, pubblicati da Anna Maria Cabrini in varie sedi tra il 1990 e il 2022 e dedicati principalmente alle strategie compositive nelle raccolte di novelle fra Tre e Cinquecento: riprese strutturali, riscrittura delle fonti e intersezioni fra letteratura e cronaca, funzioni retoriche. Sono oggetto di studio il Decameron; le sillogi di Sercambi, di Ser Giovanni fiorentino, di Sacchetti; ilParadiso degli Alberti e soprattutto le Novelle di Matteo Bandello.
Anna Maria Cabrini, ordinario di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano, è autrice di monografie e saggi su Machiavelli, la cronachistica e la storiografia fiorentina (da Villani a Guicciardini), la letteratura umanistica e rinascimentale (con particolare riferimento a Bruni, Alberti, Poliziano, Castiglione, Ariosto), la novellistica trecinquecentesca, da Boccaccio a Bandello.
Cristina Zampese è professore associato di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano. Si occupa principalmente di letteratura dal Tre al Cinquecento, e in particolare di Boiardo e di Ariosto. Fa parte del Comitato nazionale per le celebrazioni del quinto centenario dell’Orlando Furioso.

sabato 28 dicembre 2024

Il Romulus della Recensio Gallicana

Il Romulus della Recensio Gallicana
A cura di Simona Martorana
pp. VIII-252, € 44,00
Sismel, 2024
ISBN: 978-88-9290-208-4

Tra le redazioni comunemente note del Romulus, la Recensio Gallicana è la più diffusa nell’Europa medievale. Fonte a sua volta di riscritture e volgarizzamenti, è quella che ha contribuito a far conoscere all’Occidente latino le favole di Fedro, di cui il Romulus costituisce la parafrasi mediolatina per eccellenza.

Questo volume presenta una nuova edizione critica del testo basata su una revisione della tradizione manoscritta, con traduzione italiana e brevi note di commento, che rendono conto dei rapporti con il modello fedriano, con le altre redazioni del Romulus e, più in generale, con il resto della tradizione favolistica tardoantica e medievale.

venerdì 27 dicembre 2024

Percorsi medievali e umanistici

Percorsi medievali e umanistici
Per Gian Carlo Alessio
a cura di Clara Fossati, Domenico Losappio
pp. 508; € 30,00
Genova Universituy Press, 2024
ISBN: 978-88-3618-290-9

Il volume è un omaggio in occasione dell’ottantesimo compleanno di uno dei massimi studiosi del Medioevo latino, autore in particolar modo di fondamentali studi sull’ars dictaminis e, più in generale, sulla retorica: Gian Carlo Alessio. I saggi qui raccolti, offerti da amici e allievi, pur toccando un’ampia gamma di argomenti, si collocano entro i confini della filologia e letteratura medievale e umanistica.
Clara Fossati (Genova, 1975) e Domenico Losappio (Venezia, 1980) svolgono la loro attività di ricerca nell’ambito della filologia e della letteratura latina medievale e umanistica presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia dell’Università di Genova: la prima si occupa prevalentemente di teatro e storiografia, il secondo di retorica.

giovedì 26 dicembre 2024

Storia e patrimonio

Storia e patrimonio
Studi mediterranei per Saverio Russo
a cura di Stefano D'Atri, Rossano Pazzagli e Giuliano Volpe
pp. 328; € 50,00
Edipuglia, 2024
ISBN: 979-12-5995-100-7

Saverio Russo (Margherita di Savoia, 1954), storico del mondo mediterraneo in età moderna, è stato allievo della Scuola Normale Superiore laureandosi all’Università di Pisa, dove iniziò le attività didattiche e di ricerca, preludio a una lunga carriera di studioso e di docente. Professore di Storia moderna all’Università di Bari fino al 2001 e poi all’Università di Foggia, dove è stato anche membro del consiglio di amministrazione, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e coordinatore della Scuola di dottorato. È stato presidente della Fondazione Banca del Monte di Foggia e del Conservatorio Umberto Giordano; presidente regionale del FAI, fa parte della Società di Storia Patria ed è ispettore onorario della Soprintendenza Archivistica per la Puglia.

Le sue ricerche sono confluite in numerose pubblicazioni, saggi, articoli e libri riguardanti un ampio spettro di argomenti, dalla storia economica e sociale del Mezzogiorno alla storia del paesaggio, dalla storia dell’ambiente e del territorio, alle politiche di tutela e di valorizzazione dei beni culturali. Infaticabile organizzatore culturale, partecipa al Comitato di Direzione delle riviste “Società e storia” e “Rivista di Storia dell’agricoltura” e dirige alcune collane editoriali, tra cui Mediterranea per Edipuglia. Componente di vari comitati scientifici, tra cui quello della Scuola di Paesaggio “Emilio Sereni” presso l’Istituto Alcide Cervi. Relatore in numerosi convegni in Italia e all’estero, vincitore del premio Città di Montalcino per la storia della civiltà contadina, ha dato un contributo di rilievo alla cultura storica, senza mai trascurare l’interesse per il presente e l’intreccio fecondo tra ricerca e impegno civile.
A lui amici, allievi e colleghi dedicano questo libro.

mercoledì 25 dicembre 2024

Gli ultimi giorni di Dante?

Gli ultimi giorni di Dante? 
Testi e documenti
di Giuseppina Brunetti, Agnese Macchiarelli
pp. 96; € 20,00
Bologna University Press, 2024
ISBN:  9791254775462

Il volume indaga uno dei capitoli più complessi e dibattuti della vita di Dante Alighieri, ripercorrendo con mente filologica i suoi ultimi giorni e la cosiddetta ambasceria a Venezia. Della biografia di Dante pressoché tutto sembrerebbe esser noto. Quasi nulla invece di strettamente documentario ci è davvero rimasto. Esattamente come nessun verso o rigo di mano propria, nessun libro certamente posseduto o postillato, nessun documento, pubblico o privato, da lui redatto, scritto o sottoscritto. Egualmente: nessun atto sicuro riguarda la conclusione della sua vita, la sua morte a Ravenna, nell'ultimo rifugio che dovette accoglierlo. Alla luce di un rigoroso esame delle testimonianze e dei testi letterari coevi, si offre al lettore, con l'edizione completa dei documenti, una visione inedita di quei giorni finali, ancora sospesi tra racconto, storia e invenzione.
Giuseppina Brunetti è Professore ordinario di Filologia e Linguistica romanza all’Università di Bologna ed è direttore di centri e gruppi di ricerca internazionali. Ha scritto sulla poesia antica italiana e francese, sugli autografi letterari, la storia dei metodi filologici, il romanzo medioevale, l’opera di Dante e di Boccaccio.
Agnese Macchiarelli è Wissenschaftliche Mitarbeiterin in Digital Humanities presso la Bergische Universität Wuppertal e docente a contratto di Letteratura latina medievale e umanistica all’Università Ca’ Foscari Venezia. Si è occupata di lapidari medievali, del Petrarca latino, di opere teologiche di ambito scolastico, in particolare della Theosophia attribuibile a Passavanti e di Pietro di Poitiers.

martedì 24 dicembre 2024

I criminali del Medioevo

I criminali del Medioevo
Mille anni di cronaca nera tra santi, briganti, eretici e assassini
di Maurizio Roccato
pp. 320; € 19,00
Diarkos, 2024
EAN: 9788836164462

Banditi, assassini, eretici, streghe. Ma anche ribelli, condottieri, nobiluomini e clericali. La lista dei nomi di chi, nei lunghi e tormentati mille anni di Medioevo, è passato alla storia come criminale è lunga, variegata, spesso ambigua agli occhi della società contemporanea – ma forse anche di allora. Congiure di palazzo, agguati lungo le strade, avvelenamenti e omicidi, d’altronde, da sempre accompagnano la vita violenta degli uomini e delle donne alle prese con il potere, la brama di ricchezza, l’esaltazione religiosa o semplicemente l’istinto ferino, allora scambiato per demoniaco, oggi attribuito ai gangster. Cambia però, di epoca in epoca, il modo di vederli, classificarli, perseguirli, e questo ci dice molto sul tempo che li ha prodotti. Come per esempio i reati di stregoneria o eresia, oggi non più moneta comune a differenza che nei torbidi dell’Età di mezzo, o del tribunale dell’Inquisizione, dispensatore di giudizi e punizioni che passavano attraverso i tormenti degli imputati. Stragi e omicidi si accompagnavano alle sollevazioni delle campagne, infervorate dalla predicazione religiosa di frati e preti eretici, mentre nobili corrotti e intricate cospirazioni di corte erano al centro di spargimenti di sangue all’ombra del trono, sovente in balia di ladri e rapinatori armati poi diventati comandanti e generali. Tra assassini beatificati dalla Chiesa, serial killer nascosti dal blasone di signori feudali, donne arse sul rogo per sospetti rapporti col Diavolo, indagini condotte attraverso torture, ordalie e compurgazioni e condanne comminate anche ad animali, questo libro racconta, come un manuale del genere crime, mille anni di cronaca nera: il lato più oscuro del Medioevo.
Maurizio Roccato ha quarantatré anni e vive a Vercelli. Ha conseguito la laurea in lettere presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi in antropologia criminale. Ha pubblicato saggi, racconti, e romanzi thriller.

lunedì 23 dicembre 2024

Le tecniche della pittura medievale

Le tecniche della pittura medievale
Materiali, lavorazioni e percezione visiva
di Virginia Caramico
pp. XXVI - 246; € 28,00
Piccola Biblioteca Einaudi, 2024
ISBN; 9788806259525

Tutt’altro che inerti, i dipinti medievali sono animati in superficie da trapassi continui di luce, materia e spessori: effetti di pittura a corpo si alternano a campiture levigate, intarsi di opaca immaterialità a fenomeni di lucentezza puntuale, parti concave a inserti in rilievo, e cosí via. Sin dalle prime fasi del lavoro, i pittori perseguivano la sensibilizzazione ottica delle superfici combinando materiali e lavorazioni in tessiture pittoriche screziate, che reagivano alla variabile incidenza della luce e alla mobilità del punto di vista dei fruitori nello spazio. I modi della percezione cangiante che cosí si realizzava sono poco evidenti all’occhio moderno, abituato a condizioni di fruizione delle opere sempre piú standardizzate e uniformanti. Questo libro vuole guidare lo sguardo a riconoscere le operazioni strumentali a quella valorizzazione mutevole e soggettiva dei materiali che è cifra caratteristica della pittura medievale.
Virginia Caramico, storica dell'arte, ha conseguito il dottorato di ricerca tra Firenze e Losanna. I suoi studi sono dedicati in prevalenza alla pittura gotica e tardogotica delle regioni dell'Italia centrale e meridionale. Ha pubblicato Il Sacro Speco di Subiaco illustrato. Topografia sacra e narrazione per immagini fra Due e Trecento (Firenze 2020). Attualmente, svolge le sue ricerche tra la Scuola IMT di Lucca e l'Università di Firenze, dove è anche titolare di incarichi di docenza.

domenica 22 dicembre 2024

La carne impassibile

La carne impassibile
Salvezza e salute fra Medioevo e Controriforma
di Piero Camporesi
pp. 360; € 26,00
Il Saggiatore, 2024
ISBN: 9788842834854

La carne impassibile
è una discesa nell’immaginario torbido e salvifico del corpo dal Medioevo alla Controriforma: partendo da testi minori e documenti poco noti, Piero Camporesi ci conduce in un territorio in cui bellezza e atrocità convivono e in cui i confini tra cucina e chirurgia, occultismo e teologia, sacro e profano si fanno sottili fino a confondersi.

Per la società medievale il corpo era il centro di tutti i discorsi pubblici e privati: da un lato oggetto di esorcismi e torture, piaghe e sporcizia, specchio di un universo corruttibile e immondo; dall’altro scrigno di medicine e unguenti taumaturgici, intrinsecamente legato, nella sua mortalità, al divino. Per secoli nelle pagine di medici, filosofi e sacerdoti, è stata proprio la promessa di una vita ultraterrena in cui diverremo materia «impassibile », beata e incorruttibile a relegare la fisicità al campo dell’esecrabile e del deperibile, serbatoio di ogni vizio e lordura. Tra profumati oli curativi che sgorgano dalle reliquie dei santi «mirobliti» e corpi appestati brulicanti di «entomata», vermi e insetti, Camporesi ci guida in un racconto della carne quale essenza dell’umano, specchio delle sue paure, ansie e speranze; ma anche lente attraverso cui guardare il mondo.
Questo libro ci spinge al confronto con una narrazione della corporalità molto distante dalla nostra. Nell’epoca digitale, fatta di immaterialità, filtri e proiezioni, Camporesi ci invita a rivolgere lo sguardo al passato, ai suoi errori e alle sue illusioni: perché è proprio recuperando i vuoti e le mancanze degli antichi che possiamo tornare a dare pienezza alla carne di cui sono fatti i nostri corpi.
Piero Camporesi (Forlì 1926 - Bologna 1997) è stato un filologo, storico e antropologo italiano. Ha insegnato Letteratura italiana presso la facoltà di Lettere dell’Università di Bologna. Tra i saggisti italiani più conosciuti al mondo, i suoi libri sono stati tradotti nei principali paesi europei, negli Stati Uniti, in Brasile e in Giappone. Il Saggiatore ha pubblicato Il pane selvaggio (2016), Le belle contrade (2016), Il sugo della vita (2017), Il brodo indiano (2017), La casa dell’eternità (2018), I balsami di Venere (2019), Le vie del latte (2020), Camminare il mondo (2021), Il governo del corpo (2022) e La maschera di Bertoldo (2022) e Il palazzo e il cantimbanco (2023).

sabato 21 dicembre 2024

Furto e ritualità?

Furto e ritualità?
Riaprire le sepolture nell'alto medioevo
A cura di Caterina Giostra, Daniel Winger, Edeltraud Aspock
€ 38,00
SAP, 2024
ISBN: 9788899547974

Per molto tempo, le tombe “disturbate” di ambito barbarico sono state descritte con termini come sacrilegio, furto o saccheggio e sono state valutate in modo univoco; ciò ha trovato riferimenti anche nella legislazione dell'epoca. L’espressione “furto in tomba” sta oggi lasciando il posto a “riapertura”, “intervento secondario” o “manipolazione”. L’assunto dell'apertura illecita per vantaggio economico si confronta oggi con un più ampio spettro di interpretazioni, che vanno dalla (de)legittimazione di antenati e discendenti a regolari pratiche funerarie nell’ambito di riti di passaggio. L’incontro internazionale ha voluto portare anche in Italia la riflessione su questa complessità, materiale e di significato. Nel volume si riporta il dibattito maturato Oltralpe, si affrontano questioni metodologiche, includendo esempi di analisi tafonomica e archeo-tanatologica, vengono confrontati casi di studio da gran parte dell’Europa, dall'Italia alla Scandinavia e dalle Isole Britanniche alla Romania, si rilegge la fonte normativa. Quando e come è avvenuta una riapertura? Come venivano trattati gli oggetti e i resti del defunto? Con quale atteggiamento si continuava a interagire con gli inumati? Ma soprattutto: a cosa dovremmo prestare attenzione durante gli scavi futuri per poter rispondere a queste domande e porne di nuove?
Caterina Giostra, dottore di ricerca, è professore associato di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano. Temi di ricerca privilegiati riguardano i regni romano-barbarici in Italia: in merito, partecipa a progetti di ricerca anche internazionali.

venerdì 20 dicembre 2024

Il femminile nel Medioevo

Il femminile nel Medioevo
Studi in ricordo di Ferruccio Bertini
A cura di Caterina Mordeglia
In collaborazione con Roberto Gamberini, Paolo Gatti, Antonio Placanica
pp. IX-221; € 40,00
Sismel, 2024
ISBN: 978-88-9290-375-3

Premessa di F. Santi. Introduzione di P. GattiA. Paravicini Bagliani, La Papessa Giovanna come donna – G. Cremascoli, Mulier, uxor, mater. Sondaggi nella lessicografia mediolatina – A. Placanica, Aspetti della condizione giuridica della donna nella canonistica classica, da Graziano alle Decretali – C. Mordeglia, Regine e principesse nell’Asinarius F. Santi, Il femminile dell’estasi - Conclusioni di G. Paduano. APPENDICE a cura di R. Gamberini. F. Bertini, La donna nel Medioevo latino – F. Bertini, La figura di Maria nell’opera di Rosvita. INDICI. Indice degli autori e dei testi - Indice degli studiosi.

giovedì 19 dicembre 2024

Cronica universalis

Cronica universalis
di Galvano Fiamma
A cura di Paolo Chiesa e Federica Favero
Premessa di Rossana Guglielmetti
eBook pp. XX-499 (Disponibile online)
Sismel, 2024
ISBN Pdf: 978-88-9290-377-7

La Cronica universalis è un’opera incompiuta di Galvano Fiamma, domenicano milanese attivo nella prima metà del Trecento. Nel progetto dell’autore essa doveva narrare, nello spazio di una quindicina di libri, la storia del mondo intero dalla Creazione fino ai tempi di Azzone Visconti, che fu signore di Milano dal 1330 al 1339. La parte che conosciamo – probabilmente l’unica che venne composta – comprende i primi tre libri dedicati ciascuno alle prime tre età del mondo (dalla Creazione a Noè; da Noè ad Abramo; da Abramo a David) e l’inizio del quarto, che doveva estendersi fino alla cattività babilonese, ma che si interrompe precocemente all’epoca di Ioas, undicesimo re di Giuda. Questa edizione si propone di rendere il testo disponibile agli studiosi, in una forma rigorosamente verificata, ma ancora priva di un apparato di fonti e di un commento perpetuo.
Paolo Chiesa è professore ordinario di Letteratura Latina e Medievale all'Università degli Studi di Milano.
Federica Favero ha studiato presso l’Università degli Studi di Milano e la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino di Firenze. Il suo campo di ricerca è costituito dalla letteratura esegetica dell’alto medioevo, dalla cronachistica bassomedievale milanese e dal lessico delle opere latine di Dante. Attualmente è Ricercatrice presso l'Università di Bergamo.
Rossana Guglielmetti è Professoressa di Letteratura latina medievale e umanistica presso l’Università degli Studi di Milano.

mercoledì 18 dicembre 2024

«Un’altra Genova fanno»

«Un’altra Genova fanno»
I liguri negli spazi globali tra medioevo ed età moderna
a cura di Paolo Calcagno e Luca Lo Basso
pp. 192; € 25,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Viella, 2024
ISBN: 9791254697603
 
La conformazione della Liguria, stretta tra mare e monti, e una riconosciuta intraprendenza commerciale spinsero nel passato le popolazioni liguri a creare nuove comunità nel resto del Mediterraneo, dell’Europa, del mondo intero. Nella memoria collettiva, questa propensione alla mobilità viene associata alla “Grande Emigrazione” otto-novecentesca verso il continente americano, già ben indagata dalla storiografia. Tuttavia, la capacità di irradiamento a largo raggio dei liguri, tra le pieghe delle contingenze del momento, e in linea con i ritmi dello sviluppo economico su scala internazionale, si evidenziò già nella parte finale del medioevo e nella successiva età moderna. Considerando i molteplici aspetti del fenomeno e i relativi contesti cronologici, i contributi raccolti nel volume descrivono casi specifici di insediamenti liguri all’estero, anche nel loro rapporto con la realtà ospitante.
Paolo Calcagno è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università di Genova. Membro del Laboratorio di storia marittima e navale – Centro di ricerca “F. Braudel”, si occupa prevalentemente di porti, traffici e operatori marittimi nello spazio mediterraneo e atlantico. Autore di un centinaio di pubblicazioni, per Viella ha curato, con Luca Lo Basso, «Un’altra Genova fanno». I liguri negli spazi globali tra medioevo ed età moderna (2024).
Luca Lo Basso insegna Storia moderna presso l’Università di Genova. Studia soprattutto gli aspetti sociali ed economici relativi al mondo marittimo dell’età moderna, con particolare attenzione all’area mediterranea e alle connessioni con gli spazi globali.

martedì 17 dicembre 2024

Il reimpiego della scultura altomedievale in Toscana

Il reimpiego della scultura altomedievale in Toscana
Riuso, pseudospolia e arcaismo tra XI e XIII secolo
di Gianluigi Viscione
pp. 266; € 39,00
Franco Angeli, 2024
ISBN:9788835162155
 
In agendis siquidem huiusmodi, apprime de convenientia et cohaerentia antiqui et novi operis sollicitus Suger, abate di Saint-Denis, Libellus alter de consecratione ecclesiae Sancti Dionysii, 2.

Tutto ciò non fa altro che dimostrare come opere dell'Altomedioevo esercitino un indubbio fascino in termini estetici e talvolta siano vere e proprie fonti d'ispirazione artistica. In più, un simile successo non può che presupporre anche l'esistenza di un gusto e di un pubblico che apprezza il decorativismo astratto altomedievale, malgrado dalla nostra prospettiva di moderna e post-rinascimentale venerazione della Classicità possa sembrarci apparentemente impossibile. In Toscana, tutto questo sembra avvenire non solo ma con maggior frequenza tra XI e buona parte del XII secolo, prima dell'assoluto prevalere come linea vincente del naturalismo di derivazione classica che già a queste date muove i suoi primi passi.
Gli studi sul fenomeno del reimpiego, e più estesamente del recupero, dell'Antico nel Medioevo si sono finora prevalentemente concentrati sul ricorso a elementi scultorei dell'Antichità greco-romana.
Tuttavia, benché in misura minore, alcuni cantieri architettonici d'età romanica talvolta impiegano in modo esibito frammenti provenienti da arredi liturgici realizzati tra VIII e IX secolo. Accanto a reali episodi di riuso, è possibile, inoltre, riconoscere casi di pseudospolia, cioè sculture che si fingono elementi di recupero tentando di apparire più antiche e parte di un insieme scomposto in realtà mai esistito. Oltre all'esibizione di spolia autentici o solo apparenti, incontriamo infine sculture e decorazioni architettoniche vivacemente arcaizzanti che recuperano retrospettivamente stilemi e soluzioni altomedievali, rielaborandoli con grande libertà e fantasia. Una simile casistica viene ripercorsa, per la prima volta in questo studio, considerando una serie di edifici romanici della Toscana, affascinati a vario titolo dall'astrattismo altomedievale. L'analisi stilistico-formale dei frammenti scultorei e dei contesti architettonici entro cui si trovano reinseriti, unita all'impiego di fonti storiche e archeologiche, permettono, nella più totale assenza di documentazione che ne dia ragione, di tratteggiare per tale scelta culturale una pluralità di possibili motivazioni di volta in volta estetiche, politico-istituzionali e religiose.
Gianluigi Viscione ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università di Firenze discutendo una tesi sul fenomeno del reimpiego di materiale scultoreo altomedievale, la realizzazione di falsi spolia e i casi di arcaismo in Toscana e Abruzzo. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'Università di Bologna nell'ambito di un progetto di ricostruzione digitale dell'assetto duecentesco del complesso di San Domenico. I suoi temi di ricerca abbracciano il reimpiego e il recupero del linguaggio astraente della scultura dell'Altomedioevo, le forme dello spazio liturgico, la scultura funeraria, l'architettura altomedievale del Mezzogiorno e le relazioni artistiche tra le sponde del Mediterraneo.

lunedì 16 dicembre 2024

Storia della caduta dell’impero romano e del declino della civiltà dal 250 all’anno Mille

Storia della caduta dell’impero romano e del declino della civiltà dal 250 all’anno Mille
di Simonde de Sismondi
Edizione critica e traduzione a cura di: Maria Pia Casalena
Firenze University Press, 2024

Questo saggio conclude idealmente la copiosa produzione storiografica di Simonde de Sismondi e contiene tutte le tesi fondamentali della sua lunga attività di storico, ma anche di economista e di pensatore politico. Concepito come testo divulgativo per un ampio pubblico (inglese e francese), questo libro non ha goduto in Italia, nonostante la precoce traduzione di Cesare Cantù (1836), della fortuna toccata alle varie edizioni della Histoire des Républiques italiennes du moyen age, e tuttavia esso si presenta come una conferma definitiva e fermissima dell’amore e dell’ammirazione che Sismondi coltivava per la penisola e per la nazione italiana. Attraverso ventiquattro capitoli, il ginevrino ribadisce alcuni dei temi a lui più cari e offre un’altra pietra miliare all’immagine dell’Italia che era venuto costruendo fin dall’inizio del XIX secolo.
Maria Pia Casalena si è laureata in Storia contemporanea all'Università  di Bologna, dove ha successivamente conseguito il dottorato di ricerca in Storia d'Europa (in cotutela con l'Université de Paris I-Panthéon Sorbonne). Borsista post-dottorato e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Discipline storiche dell'Università  di Bologna, ha tenuto per un biennio l'insegnamento di Storia delle donne e di genere.

domenica 15 dicembre 2024

«Ogni sonetto è un poema diverso»

«Ogni sonetto è un poema diverso»
Materia, storia e inventio nei commenti rinascimentali a Petrarca
di Federica Pich
pp. 166; € 23,00
Franco Cesati Editore, 2024
ISBN: 979-12-5496-218-3

Con poche eccezioni, negli studi sulla lirica del Rinascimento il problema della «materia» della poesia è rimasto sullo sfondo rispetto a un prevalente indirizzo critico orientato sullo stile e sull’intertestualità. Questo libro, al contrario, si propone di cominciare a far luce sul modo in cui, storicamente, poeti e lettori premoderni hanno inteso e discusso i temi e i contenuti della poesia, specie per la lunga fase che precede lo sviluppo del dibattito teorico sui generi. Una delle vie d’accesso privilegiate per un’indagine di questo tipo è offerta dalla ricchissima tradizione esegetica dedicata al Petrarca volgare tra Quattrocento e Seicento. Così, nei quattro capitoli in cui il libro si articola i commenti sono attraversati da diverse prospettive: il progressivo sviluppo di paratesti predisposti per un approccio ai testi sub specie tematica; il primo Petrarca interamente corredato di «argomenti»; il caso esemplare di un sonetto in cui è precisamente la «materia» a mettere alla prova gli interpreti, antichi e moderni; il confronto tra Commedia e Rerum vulgarium fragmenta sul piano del «soggetto» e della dottrina; il rapporto tra la discontinuità delle rime «sparse» e la percezione unitaria del Canzoniere.
Federica Pich dopo avere svolto attività di ricerca post-dottorato alla Scuola Normale Superiore, dal 2012 al 2021 ha lavorato come Lecturer e poi come Associate Professor of Italian alla University of Leeds (Regno Unito). Ha preso servizio all’Università di Trento nel giugno del 2021.

sabato 14 dicembre 2024

Il lungo addio da Roma (117-1118 d.C.)

Il lungo addio da Roma (117-1118 d.C.)
di Federico Perozziello
pp. 480; € 24,00
Leg Edizioni, 2024
EAN: 9791255211143
 
La fine dell’Impero romano d’Occidente viene tradizionalmente posta nel settembre del 476 d.C. con la deposizione dell’ultimo imperatore, il giovane Romolo Augustolo, figlio del generale romano Oreste, da parte di Odoacre, il capo delle truppe di etnia barbarica che ormai costituivano la parte preminente dell’esercito romano. Odoacre aveva sconfitto e ucciso Oreste e dopo la vittoria il comandante barbaro si diresse a Ravenna per deporre l’ultimo degli imperatori che relegò in un esilio dorato in Campania. Inviò le insegne imperiali a Costantinopoli, presso l’Augusto Zenone, che lo nominò rappresentante imperiale per l’Italia con il titolo di Patrizio. L’Impero romano d’Oriente sopravvisse invece a lungo, ridotto progressivamente nella propria estensione e attraversando periodi di ripresa militare, economica e culturale. La fede cristiana e la lingua latina saranno gli strumenti che impediranno alla civiltà occidentale di svanire in un conflitto tra le etnie barbariche e quelle latine, unite da quello che restava dell’antica costruzione imperiale. Soltanto con la Prima Crociata e il riprendere serrato di un dialogo tra Oriente e Occidente l’eredità imperiale potrà considerarsi risolta, ponendo fine a un lungo addio dall’eredità storica e culturale di Roma. Il termine cronologico del 1118 – con cui si chiude il volume – corrisponde alla data in cui vennero a mancare il papa Pasquale II, il re di Gerusalemme Baldovino I e sua moglie, la regina normanna di Sicilia Adelaide del Vasto, insieme all’imperatore bizantino Alessio I Comneno. Si verificò un grande ricambio umano e generazionale che diede inizio a un’epoca di conflitti tra Oriente e Occidente in cui la presenza dei Selgiuchidi ebbe un rilievo determinante. L’Alto Medioevo tramontò per sempre e con esso l’illusione di poter ricostruire l’antico Impero romano.
Federico Perozziello, milanese, è medico, storico della medicina e storico medievalista. Docente universitario, ha studiato la formazione e l’evoluzione del pensiero scientifico biologico e medico, interessandosi in particolare alle idee di salute e di malattia.

venerdì 13 dicembre 2024

La nascita di Aversa, mille anni fa

La nascita di Aversa, mille anni fa
a cura di Francesco Senatore
€ 30,00
SKU: 9788831402149

Questo volume raccoglie gli Atti della Giornata di Studi “La nascita di Aversa, Mille anni fa”, che si è svolta il 21 maggio 2022 ad Aversa presso la Sala Conferenze della Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù, organizzata dall’Associazione turistico-culturale Aversaturismo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Aversa, con il patrocinio del Touring Club Italiano e dell’Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi.
Francesco Senatore nato nel 1966, è dal 2019 professore ordinario di storia medievale presso l’Università Federico II di Napoli (Dipartimento di studi umanistici).

giovedì 12 dicembre 2024

Luoghi dell’ospitalità in Italia nel Medioevo

Luoghi dell’ospitalità in Italia nel Medioevo
Sistemi e servizi fra città e contado
a cura di Francesca Pucci Donati
pp. 296; € 32,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Viella, 2024
ISBN: 9791254697498

Metafora della vita urbana e rurale, la taverna nell’Italia medievale è uno spazio insieme concreto e immaginario dove prende corpo una molteplicità di rapporti istituzionali, economici, sociali e culturali, spesso in bilico fra il lecito e l’illecito, il rispetto delle regole e la loro trasgressione.

Le testimonianze su osti e albergatori – tra le cui fila spicca una cospicua presenza femminile – ci restituiscono una figura professionale dai contorni sfumati: gestore, mercante e daziere, giocatore e ruffiano, operatore impegnato in attività di assistenza e cura.
Fondamentali sono le funzioni di natura pubblica svolte da osterie e alberghi sul territorio, entro le mura cittadine e nelle campagne, lungo le vie di percorrenza e gli snodi di mercato: fra IX e XV secolo, tali strutture vengono a costituire una rete di servizi che soddisfano la domanda di una clientela assai diversificata.
Francesca Pucci Donati insegna Storia medievale e Storia del Mediterraneo nel Medioevo presso l’Università di Genova. È autrice di monografie e saggi su temi relativi alla storia dell’alimentazione, al mercato urbano, all’ospitalità e agli insediamenti commerciali veneziani e genovesi nel Mar Nero.

mercoledì 11 dicembre 2024

L’arte nell’Abbazia di Polirone

L’arte nell’Abbazia di Polirone
Un profilo storico
di Paolo Piva
pp. 228; € 42,00
All'Insgna del giglio, 2024
ISBN: 9788899547967

Il libro, relativo all’architettura e all’arte figurativa nell’abbazia di San Benedetto Polirone lungo l’arco di otto secoli (1007-1797), comprende due capitoli che rielaborano studi precedenti e quattro capitoli inediti. Per la prima volta viene proposto, in modo argomentato, lo sviluppo della committenza artistica di un monastero benedettino, inserendolo nell’evoluzione più generale della storia dell’arte fra medioevo ed età moderna. La ripresa critica di decenni di studi sull’abbazia consente all’autore di suggerire nuove connessioni e nuovi spunti di ricerca. La maggior parte delle fotografie sono state scattate per l’occasione dal fotografo Carlo Perini.
Paolo Piva è stato conservatore del Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po (Mantova) dal 1980 al 1993; in seguito docente di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Udine dal 1993 al 1998, e dal 1998 al 2020 presso l’Università Statale di Milano. Fa parte del comitato scientifico della rivista «Arte Medievale» (Roma, Università La Sapienza). Ha collaborato, fra le altre, alle riviste: «Antiquité Tardive», « Hortus Artium Medievalium », «Studi Medievali», «Cahiers Archéologiques», «Arte Medievale». I suoi ambiti di ricerca sono l’architettura, l’iconografia e l’arte medievale fra il IV e il XIII secolo, con particolare riguardo ai periodi tardoantico/paleocristiano e romanico. Privilegia lo studio dei « contesti » artistici, in rapporto alla liturgia e alle ‘concezioni’ storico-ideologiche.

martedì 10 dicembre 2024

I Visconti

I Visconti
Fra potere e congiure. L'epopea di una delle più antiche dinastie europee.
di Pierluigi Moressa
pp. 320; € 19,00
Diarkos, 2024
EAN: 9788836164349

Un saggio storico che consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato nella transizione fra Medioevo e Rinascimento.

La storia dei Visconti coincide per un lungo tratto con la storia d’Italia. La famiglia ha radici molto antiche immerse, durante l’alto Medioevo, in quell’humus lombardo dal quale fiorì grazie al ruolo assunto dai suoi membri che furono valvassori o capitanei. Feudatari dell’arcivescovo di Milano, divennero ben presto vice comitis, carica da cui discese il cognome: Visconti. La biscia, il loro stemma trasmesso lungo i secoli, è tuttora emblema araldico e logo impiegato per designare iniziative imprenditoriali e sportive in terra lombarda; essa funge non solo da segnale di nobiltà, ma anche da segmento identitario: tratto di una memoria che ha potuto mantenersi viva attraverso le epoche e le generazioni.
Risale al medio Duecento l’affermarsi dell’autorità viscontea, destinata a espandersi nel secolo successivo grazie all’appoggio concesso dall’imperatore. La signoria dei Visconti su Milano rappresentò un forte baluardo di potere e il fulcro di cospicue espansioni nella Penisola, che non ebbero uguali nel Rinascimento. Circolò nel sangue dei Visconti un’ambizione mai del tutto celata: quella di farsi signori di vaste parti d’Italia, grazie alla tessitura e alla rottura di alleanze talvolta compiute in modo sfrontato e improvviso. Non autorità di pontefici, non calcoli di alleanze: il potere visconteo rappresentò fonte di preoccupazione e di turbamento nella storia d’Italia fino al dispiegarsi di leghe e di alleanze tra i potentati col fine di contrastare il temibile ruolo della famiglia.
La concezione di Stato promossa dai Visconti rappresentò una forma di organizzazione destinata a incarnare l’idea moderna di governo, mentre le conquiste territoriali furono sostenute dall’imponente forza delle armi guidate da abili condottieri. I fondamenti del loro governo non risultarono, tuttavia, sufficientemente saldi nel tempo tanto che la fortuna viscontea dovette trasfondersi nel sangue sforzesco, che si fece erede dei poteri ducali e delle insegne familiari.
Il volume è un saggio storico che consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato entro le dispute svoltesi durante la transizione fra Medioevo e Rinascimento.
Pierluigi Moressa (Forlì, 1959), medico psichiatra, membro ordinario della Società psicoanalitica italiana e giornalista pubblicista, ha scritto saggi su figure appartenenti al mondo dell’arte e della cultura; si è dedicato all’approfondimento di temi locali, pubblicando alcune guide storico-artistiche riguardanti città e luoghi della Romagna. Ha partecipato come relatore a convegni in tema clinico e di storia della medicina; suoi articoli sono apparsi su riviste a varia diffusione. Per Diarkos ha pubblicato Caterina Sforza. Potere e bellezza nel Rinascimento (2022), I Malatesta. Filosofia, sentimento e guerra nella storia di una dinastia (2023) e Gli Estensi. Storia di una grande dinastia (2024).

lunedì 9 dicembre 2024

La Passione secondo Maria

La Passione secondo Maria
di Massimo Cacciari
pp. 136; € 15,00
Il Mulino, 2024
ISBN: 978-88-15-39064-6

Due Angeli aprono il sipario e disvelano la Madonna del Parto di Piero della Francesca a Monterchi. Una Madonna che mostra da quale ferita si generi Dio: una Donna sta al centro del mistero dell’incarnazione. Non un semplice mezzo attraverso cui si incarna lo spirito. Nella potente icona di Piero, Maria sostiene il suo grembo pieno, e si slaccia la sua veste per rendere manifesto l’enigma: la sua figura ci appare così naturale e divina al tempo stesso. È un cosmo che genera e che dona. Il grido che Ella pronuncia partorendo si ripeterà sotto la Croce, e poi di nuovo ‒ ma forse di gioia ‒ al momento dell’Assunzione. Nell’immagine di questa Donna, attesa e promessa, angoscia, speranza, abbandono, si uniscono senza confondersi e senza età. E il Figlio è il suo bimbo, suo fratello e il suo sposo.

Massimo Cacciari con «Metafisica concreta», del 2023, ha concluso l’esposizione del suo sistema filosofico, avviata nel 1990 con «Dell’Inizio» (entrambi per Adelphi). Per il Mulino ha pubblicato con P. Coda «Io sono il Signore Dio tuo» (2010), con E. Bianchi «Ama il prossimo tuo» (2011), con P. Prodi «Occidente senza utopie» (2016) e «Generare Dio» (2017).

domenica 8 dicembre 2024

Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda

Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda
di Paolo Gulisano
pp. 224; € 12,90
Newton Compton, 2024
ISBN: 9788822788047

Nel cuore dell’Inghilterra medievale, tra i boschi e le rocce della Cornovaglia, sorge il castello di Camelot. È tempo di dame e cavalieri, di castelli e di draghi, di spade magiche e calici incantati. Sul trono c’è Re Artù, il sovrano coraggioso e giusto, circondato dai suoi leali cavalieri che siedono assieme a un tavolo dove non esistono capi né gerarchie. Segui le loro gesta eroiche, le epiche battaglie e le sfide personali che ciascuno dovrà affrontare; scopri l’amore di Artù per la regina Ginevra e l’amicizia con il prode Lancillotto, la saggezza del misterioso mago Merlino, i duelli e le avventure di Sir Galahad e Sir Parsifal. Tra storia e mitologia, il racconto appassionante di un mondo in cui l’onore, il coraggio e l’amore trionfano su ogni avversità.
Paolo Gulisano, saggista, scrittore, profondo conoscitore della cultura celtica, autore di numerosi saggi biografici e storici dedicati a personaggi e temi della cultura britannica, è considerato uno dei maggiori esperti italiani di letteratura fantasy. Ha scritto oltre 40 libri su figure come Tolkien, Lewis, Chesterton, Wilde, Melville, Newman, Thomas More, Stevenson e Conan Doyle, oltre che testi storici sulla Scozia e l’Irlanda. Molti dei suoi libri sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Vice presidente della Società Chestertoniana italiana, collabora con diverse riviste e siti web.

sabato 7 dicembre 2024

Del vero padre di Federico II

Del vero padre di Federico II
E altri misteri del suo regno
di Pierre Baland
pp. 302; € 18,00
Carthago, 2024
ISBN: 979-1255130543
 
L’imperatore Federico II non smette di affascinare, compreso per la parte di lui poco o non conosciuta. Si sa infatti che i suoi avversari hanno cercato di cancellare o insudiciare la sua memoria, e gli otto secoli che ci separano da lui non hanno fatto altro che accentuare qualche dubbio. Alcuni fatti oggi mancano. Oppure la loro veridicità è sospetta. Oppure le loro ragioni ci sfuggono. Oppure gli storici non concordano sulla loro interpretazione. Infine, la sua vita si inserisce in un contesto storico fortemente intriso di misticismo che apriva la porta a tutte le fantasie. Per molti la fine del mondo era vicina e lo svevo era chiamato a giocarvi un ruolo di primo piano. Ma quale esattamente? Che peso ha avuto sul suo destino Gioacchino da Fiore, lo strano teorico di questa fine annunciata? Quale influenza San Francesco d’Assisi, l’altro grande mistico del suo tempo? La sua dotta corte era popolata da autentici scienziati o da ciarlatani? Lì i maomettani erano benvenuti: allora perché scacciarli contemporaneamente dalla Sicilia? Era lui stesso un autodidatta oppure il frutto di una formazione classica?

venerdì 6 dicembre 2024

Due papi per un Giubileo

Due papi per un Giubileo
Celestino V, Bonifacio VIII e il primo Anno Santo
di Chiara Frugoni
pp. 200; € 29,00
Il Mulino, 2024
ISBN: 978-88-15-39066-0

«Il 1300 era già un anno speciale, che chiudeva il secolo; papa Bonifacio VIII lo rese specialissimo facendolo diventare l’Anno Santo. Accordò l’indulgenza plenaria, cioè il perdono di tutte le pene ancora da scontare per i peccati commessi a coloro che, assolte le colpe mediante la confessione, avessero visitato lungo tutto quell’anno le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo…»

Che cosa spinse una moltitudine di pellegrini a mettersi in cammino, sfidando pericoli e dure prove fisiche, per riversarsi in San Pietro nel 1300? A quella data, profondi mutamenti della società sia economici sia politici (l’emergere dei Comuni, la nuova figura del cittadino) avevano ormai investito anche la sfera religiosa. Se nei secoli precedenti il giudizio universale era sentito come un grande evento collettivo della fine dei tempi, ora la geografia dell’aldilà doveva rispondere alle esigenze degli individui, preoccupati più per la propria salvezza che per quella di tutti. Ecco allora la nascita del purgatorio, per il peccatore una consolante alternativa fra i tormenti eterni dell’inferno e il miraggio irraggiungibile del paradiso; ecco l’evolvere delle pratiche penitenziali, e il pellegrinaggio come strategia per «lucrare» indulgenze, ovvero sconti di pena. Interrogando testi e immagini, Chiara Frugoni racconta le origini e il contesto politico del primo Giubileo vero e proprio, dalla complessa vicenda dell’eremita Pietro da Morrone, quel Celestino V, oscillante tra ambizione e ascetismo, che pochi mesi dopo l’elezione al soglio pontificio abdicò, alla Roma turbolenta del successore Bonifacio VIII, tra famiglie rivali, cardinali e re. Una narrazione vivacissima, un prezioso viatico per comprendere il Giubileo del 2025.
Chiara Frugoni (1940-2022) ha insegnato Storia medievale nelle Università di Pisa, Roma e Parigi. Tra i suoi numerosi libri per il Mulino, i più recenti sono: «Donne medievali. Sole, indomite, avventurose» (2021), «A letto nel Medioevo. Come e con chi» (2022) e «Il presepe di San Francesco. Storia del Natale di Greccio» (2023).

giovedì 5 dicembre 2024

Il poeta come artigiano

Il poeta come artigiano
La metafora fabbrile nella poesia dei trovatori
di Susanna Barsotti
pp. 296; € 30,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Viella, 2024
ISBN: 9791254697375

Il pensiero occidentale ha prodotto una vasta quantità di riflessioni che riguardano la vicinanza tra la poesia e le arti figurative e manuali. La presentazione della metafora creativa applicata al testo non può che ricondurre alle numerose riflessioni di poetica presenti nel corpus lirico trobadorico, di cui il libro discute gli aspetti ideologici e filologico-testuali. Le rivendicazioni stilistiche rappresentano uno dei marchi distintivi della poetica trobadorica, continuamente impegnata non solo nella designazione dei sentimenti che veicola, ma anche nella descrizione dei propri espedienti linguistici e formali. I testi presi in esame sono inseriti all’interno di linee di indagine trasversali e lessicologiche e spesso presentati attraverso il confronto comparato con le fonti classiche (in primo luogo l’Ars poetica di Orazio) che sostanziano il ‘pensiero poetologico’ dei trovatori. I capitoli conferiscono priorità di analisi a lemmi ed espressioni connotate in senso fabbrile, mentre l’appendice finale presenta schede divise per singoli motivi semantici correlati al tema in esame.
Susanna Barsotti ha conseguito il dottorato in Letteratura, Arte e Storia dell’Europa Medievale e Moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. I suoi lavori vertono principalmente su problemi di interpretazione e filologia testuale relativi alla lirica trobadorica e alla sua ricezione, con particolare attenzione al trovatore Raimbaut d’Aurenga. Tra le sue pubblicazioni, l’edizione del canzoniere provenzale N2 (Il canzoniere provenzale N2 [Berlin, Staatsbibliothek, Phillipps 1910]. Introduzione e edizione diplomatica, Pisa, 2022) e altri lavori concernenti questioni di semantica e lessico provenzale.