di Federico Rossi
premessa di Stefano Carrai
pp. 428; € 30,00
Angelo Longo Editore, 2024
ISBN: 978-88-9350-144-6
La conoscenza dantesca delle opere di Macrobio – Commentarii in Somnium Scipionis e Saturnalia
– è ancora oggetto di discussione da parte della critica, nonostante la
loro vasta impronta sulla cultura medievale; i possibili punti di
contatto tra i due autori, infatti, non sono mai stati discussi in
maniera filologicamente fondata. Questo libro si propone di indagare
tale influenza alla luce della circolazione manoscritta delle opere
macrobiane: lo studio dei testimoni italiani per origine o per
circolazione permette di ricostruirne la diffusione e la fruizione;
glosse, introduzioni e, talvolta, apparati illustrativi ci informano
sulle modalità di lettura di questi testi, che variarono
progressivamente nel corso dei secoli. I Commentarii, intesi
dapprima come fonte filosofica e astronomica, furono quindi letti come
trattazione sulla giustizia; è stato possibile tracciarne la presenza in
alcuni specifici contesti, quali la biblioteca del convento fiorentino
di Santa Croce e la Padova che raccolse l’eredità di Petrarca. Proprio
in base ai concreti segni di lettura portati dai manoscritti si può
ricostruire una lettura in parallelo del Somnium Scipionis, sempre accompagnato dal commento di Macrobio, e della Consolatio
di Boezio: fu probabilmente questa congiunzione a portare l’opera
macrobiana sotto gli occhi di Dante. Diventa quindi possibile sostenere
in modo fondato l’influenza dei Commentarii su numerosi luoghi della Commedia, fra cui in particolare l’invettiva di Oderisi (Purg. XI), la profezia di Cacciaguida (Par. XVII) e le due contemplazioni della terra dall’alto (Par. XXII e XXVII). Diversa è la situazione per i Saturnalia,
di cui all’epoca di Dante circolavano in Italia soltanto copie
parziali, limitate ai libri I-III e VII; in mancanza dei libri centrali
dell’opera, che varcarono nuovamente le Alpi solo al tempo di Petrarca,
diventava impossibile recepire la trattazione macrobiana sulla poesia di
Virgilio, spesso evocata dalla critica in rapporto alla Commedia; il riferimento all’Eneide come sacrum poema inserito in Sat.
I risultava inoltre fortemente depotenziato, per cui appare poco
probabile che esso sia alla base della definizione dantesca della Commedia come «poema sacro»(Par. XXV, 1). Il volume si chiude con l’edizione di tutti gli accessus ad Macrobium censiti in area italiana fra XI e XIV secolo.