venerdì 3 gennaio 2025

L'anima di Traiano tra Inferno e Paradiso

L'anima di Traiano tra Inferno e Paradiso
Storia di una leggenda medievale
di Vincenzo Tedesco
pp. 220; € 25,00
Carocci, 2025
EAN: 9788829024766

Poiché l'imperatore romano Marco Ulpio Traiano era stato un persecutore pagano, per i cristiani la sua anima era stata condannata a patire le pene dell'inferno. Tuttavia, secondo una fortunatissima tradizione medievale, quasi cinque secoli dopo, Gregorio Magno, venuto a conoscenza di un atto di giustizia che l'imperatore aveva compiuto nei confronti di una vedova alla quale era stato ucciso il figlio, intercedette ottenendo da Dio un mutamento della sua condizione postuma. La sorte dell'anima di Traiano affascinò le donne e gli uomini del passato, che ne discussero e la rappresentarono all'interno delle opere più disparate; la fama della sua giustizia fu tale da fargli meritare persino il privilegio di essere inserito tra i beati del paradiso. Dante stesso, nella Commedia, tratta la vicenda in ben due occasioni e pone quella dell'imperatore tra le anime principali del cerchio di Giove. Il libro ricostruisce l'evoluzione della leggenda dell'anima di Traiano dalle origini alla sua enorme diffusione nella cultura europea, fino al declino e alla condanna avvenuta nel tardo Rinascimento.

giovedì 2 gennaio 2025

Manuale per l'educazione di mio figlio Guglielmo

Manuale per l'educazione di mio figlio Guglielmo
di Dhuoda
a cura di Roberto LImonta
Introduzione di Massimo Oldoni
pp. 352; € 24,00
Jaca Book, 2025
EAN: 9788816418585

Nella solitudine del castello di Uzès, mentre l’impero carolingio agonizza nelle faide dell’aristocrazia franca, una donna dal cuore “ardente e vigile” compone il Manuale per l’educazione di mio figlio Guglielmo (843). Figlio di Dhuoda e del duca Bernardo di Settimania, Guglielmo aveva allora diciassette anni ed era ostaggio alla corte di Carlo il Calvo, dove morirà giustiziato sei anni dopo. Il Manuale è pertanto il tentativo di un dialogo impossibile; ma anche uno speculum, dove il lettore è chiamato ad assimilare la propria condotta a quella di un modello, fino a rimuovere ogni differenza tra i due volti al di qua e al di là dello specchio. Il testo è di carattere composito, un misto di prosa e versi dove si intrecciano riferimenti patristici, biblici e sparse reliquie di testi classici. Accanto a temi più tradizionali, come la devozione a Dio, al re e al padre, vi compaiono brani curiosi quali le divagazioni di aritmologia o l’invito a leggere e a formarsi una biblioteca, tanto più sorprendente, oltre che per i tempi, per il fatto che a scriverlo, in quei secoli difficili, è una donna. Ma Dhuoda è scrittrice coltissima e al contempo appassionata, e il suo Manuale formula un modello pedagogico compatto e coerente, aristocratico ed evangelico, personale e universale. Se Guglielmo, travolto dalle bufere di quell’età di ferro, non potrà rispondere all’invocazione materna, la scrittura rappresenterà per Dhuoda “una epistola consolatoria scritta a se stessa” (come scrive Massimo Oldoni), un modo per trattenere, almeno tra le righe, il sogno di un ideale.
Roberto Limonta (Monza 1970) è storico della filosofia medievale e cultore della materia presso l’Università di Bologna. La sua attività di ricerca è rivolta al pensiero monastico, alla teologia e alla filosofia del linguaggio medievale, con particolare riferimento alle teorie della profezia e ai temi della divinazione, della prescienza e dell’onnipotenza divina. È fra gli autori della Storia della civiltà europea curata da Umberto Eco.
Massimo Oldoni, storico della cultura medievale e scrittore, emerito di Lingua e Letteratura Mediolatine presso l’Università di Roma “Sapienza”, ha insegnato in molti atenei in Europa e negli Usa.

mercoledì 1 gennaio 2025

Il Maestro di San Francesco e lo stil novo del Duecento umbro

Il Maestro di San Francesco e lo stil novo del Duecento umbro
a cura di Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli, Emanuele Zappasodi
pp. 416; € 39,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Silvana Editoriale, 2024
ISBN: 9788836657247

Il Maestro di San Francesco fu uno dei più grandi pittori del Duecento italiano, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue, nonostante il suo nome non sia noto. Nella seconda metà del XIII secolo il misterioso artista dominò un’Umbria scossa dalla novità del movimento francescano, aperta agli influssi nordici e agli scambi col regno crociato di Gerusalemme. Lavorò alle vetrate della basilica superiore di San Francesco a lato di maestri tedeschi e francesi, prima di decorare da capo a fondo l’intera chiesa inferiore, come un reliquiario foderato di smalti, con il primo ciclo pittorico in cui le storie di Francesco fossero narrate in parallelo con quelle di Cristo. È nelle sue tavole e nella miniatura umbra di quegli stessi anni che si fa strada un sentimento più tenero e a tratti struggente, che lascia presagire le riscoperte più organiche del mondo degli affetti e della naturalezza proprie di Cimabue e di Giotto.
Andrea De Marchi, piemontese nato a Biella nel 1962, è professore ordinario di Storia dell'arte medioevale all'Università di Firenze, dopo essere stato ispettore in Soprintendenza a Pisa (1994-1995), ricercatore all'Università di Lecce (1995-2000) e professore all'Università di Udine (2000-2006).
Veruska Picchiarelli Storica dell’Arte, curatrice delle collezioni di arte medievale e della prima età moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria, ha conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Siena, la specializzazione e il dottorato in Storia delle Arti Visive all’Università di Pisa, il diploma della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica alla Scuola dell’Archivio di Stato di Perugia.
Emanuele Zappasoldi è Professore associato di Storia dell'Arte Medievale, Università per Stranieri di Siena.