L’artista girovago
Forestieri, avventurieri, emigranti e missionari nell’arte del Trecento in Italia del Nord
A cura di Serena Romano e Damien Cerutti
Forestieri, avventurieri, emigranti e missionari nell’arte del Trecento in Italia del Nord
A cura di Serena Romano e Damien Cerutti
pp. 352, ill., 33 tavv., € 48,00
Viella, 2012
ISBN: 9788883346972
ISBN: 9788883346972
Gli artisti sono sempre girovaghi: si muovono in caccia di lavoro, richiamati da centri
di potere, da committenti, da altri occasionali motivi. Quelli di cui si discute in
questo convegno però non vanno in giro per caso: partono da luoghi prestigiosi per
andare a esportare formule e stili status symbol in luoghi e presso cerchie che in
questo modo riconoscono l’eccellenza di artisti forestieri e il primato di altri centri
di cultura, e vogliono appropriarsene o condividerli, in omaggio al proprio stesso
prestigio.
Costruito in ordine alla dimostrazione della tesi vasariana “principe”, il primato fiorentino
nell’arte, questo schema di interpretazione trova nella figura di Giotto il suo
più antico cardine, perché per il Vasari Giotto va a Milano a costruire una civiltà fi-
gurativa cui non è altrimenti accordata una fisionomia; per Vasari nulla sembra animare
la civiltà di una corte come quella viscontea, che fu in realtà superiore a qualsiasi
altra nell’Italia del Trecento e all’altezza di quelle francesi, inglesi, boeme.
Quello che è in gioco è il giudizio sull’intera arte cosiddetta lombarda, la questione
delle sue complesse componenti, della sua secolare tradizione di fedeltà e interesse
alla natura, della sua anima che sarebbe, secondo questo schema interpretativo, più
“popolare” e immediata rispetto a quella aulica toscana e ai suoi nessi con l’Antico,
quindi con l’intellettualità e la razionalità per eccellenza. Il punto cruciale, alla fine,
è quello della percezione della differenza storica e sociale profonda della Lombardia
e del Nord Italia rispetto alla Toscana e a Firenze, dall’età dei Comuni in avanti.
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