Triumphus Alfonsi regis Aragonei devicta Neapoli
di Porcelio de' Pandoni
a cura di Antonietta Iacono
pp. XXXIV-183; € 46,00
Sismel, 2023
ISBN: 978-88-9290-292-3
Il Triumphus Alfonsi regis Aragonei devicta Neapoli di Porcelio de’ Pandoni riveste un ruolo di primario interesse nella vasta produzione di opere che a vario titolo testimoniano l’entrata trionfale di Alfonso il Magnanimo in Napoli (26 febbraio 1443).
Noto a storici ed eruditi che si occuparono delle vicende culturali e istituzionali del Regno di Napoli sotto i principi Trastámara, questo poema è stato letto, utilizzato, citato, trascritto, ma mai edito in forma critica e integrale. Eppure esso offre la più dettagliata, vivace e attendibile narrazione del trionfo alfonsino, come emerge dal confronto con le altre fonti, storico-narrative e documentarie; e immortala in versi epici di sapore virgiliano la magnificenza dell’evento e l’ammirazione suscitata dal corteo del sovrano vittorioso non solo nella popolazione della città vinta, ma anche nelle comunità straniere, nei rappresentanti delle potenze estere d’Italia, d’Europa, d’Africa presenti nella capitale del Regno. L’utilizzo di una documentazione ufficiale, direttamente accessibile all’autore, il quale ebbe un ruolo di primo piano nell’entourage di intellettuali attivi alla corte del Magnanimo nel decennio 1443-1453, rende quest’opera una tessera autorevole per la ricostruzione non solo del trionfo, ma anche della temperie culturale e delle modalità in cui si sviluppava – sin dagli esordi del regno d’Alfonso – quella propaganda politica che seppe creare consensi a favore di un sovrano allogeno e conquistatore. L’edizione del Triumphus Alfonsi regis Aragonei devicta Neapoli è dunque contributo prezioso per ricostruire il quadro della storiografia poematica di argomento contemporaneo degli inizi del dominio aragonese sul Regno di Napoli e permette di definire meglio nel confronto l’evoluzione della storiografia alfonsina, facendo quasi da ponte tra i precoci Gesta Alfonsi di Tommaso Chaula e le più mature opere che costruirono il mito del re ‘magnanimo’, quali, ad esempio, i Gesta Alfonsi di Bartolomeo Facio, i Dicta aut facta Alfonsi regis di Antonio Panormita e l’Alfonseis di Matteo Zuppardo.
Il corredo di apparati critici e delle fonti e le note di commento esegetico permettono la piena fruizione di un testo che si incastona con tratti anche originali nella letteratura epico-storica prodotta per Alfonso il Magnanimo. Un’ampia Introduzione illustra le circostanze in cui l’opera fu composta e le sue valenze nel quadro politico-culturale della Napoli aragonese; la Nota al testo ne ricostruisce con completezza la tradizione manoscritta e a stampa, dando ragione delle varianti d’autore e della constitutio textus; Indici analitici e ragionati, infine, agevolano la lettura e il riscontro di un testo complesso, rendendolo interamente accessibile sia sul versante storico sia su quello letterario.
Noto a storici ed eruditi che si occuparono delle vicende culturali e istituzionali del Regno di Napoli sotto i principi Trastámara, questo poema è stato letto, utilizzato, citato, trascritto, ma mai edito in forma critica e integrale. Eppure esso offre la più dettagliata, vivace e attendibile narrazione del trionfo alfonsino, come emerge dal confronto con le altre fonti, storico-narrative e documentarie; e immortala in versi epici di sapore virgiliano la magnificenza dell’evento e l’ammirazione suscitata dal corteo del sovrano vittorioso non solo nella popolazione della città vinta, ma anche nelle comunità straniere, nei rappresentanti delle potenze estere d’Italia, d’Europa, d’Africa presenti nella capitale del Regno. L’utilizzo di una documentazione ufficiale, direttamente accessibile all’autore, il quale ebbe un ruolo di primo piano nell’entourage di intellettuali attivi alla corte del Magnanimo nel decennio 1443-1453, rende quest’opera una tessera autorevole per la ricostruzione non solo del trionfo, ma anche della temperie culturale e delle modalità in cui si sviluppava – sin dagli esordi del regno d’Alfonso – quella propaganda politica che seppe creare consensi a favore di un sovrano allogeno e conquistatore. L’edizione del Triumphus Alfonsi regis Aragonei devicta Neapoli è dunque contributo prezioso per ricostruire il quadro della storiografia poematica di argomento contemporaneo degli inizi del dominio aragonese sul Regno di Napoli e permette di definire meglio nel confronto l’evoluzione della storiografia alfonsina, facendo quasi da ponte tra i precoci Gesta Alfonsi di Tommaso Chaula e le più mature opere che costruirono il mito del re ‘magnanimo’, quali, ad esempio, i Gesta Alfonsi di Bartolomeo Facio, i Dicta aut facta Alfonsi regis di Antonio Panormita e l’Alfonseis di Matteo Zuppardo.
Il corredo di apparati critici e delle fonti e le note di commento esegetico permettono la piena fruizione di un testo che si incastona con tratti anche originali nella letteratura epico-storica prodotta per Alfonso il Magnanimo. Un’ampia Introduzione illustra le circostanze in cui l’opera fu composta e le sue valenze nel quadro politico-culturale della Napoli aragonese; la Nota al testo ne ricostruisce con completezza la tradizione manoscritta e a stampa, dando ragione delle varianti d’autore e della constitutio textus; Indici analitici e ragionati, infine, agevolano la lettura e il riscontro di un testo complesso, rendendolo interamente accessibile sia sul versante storico sia su quello letterario.
Antonietta Iacono è Professore di Letteratura Latina Medievale e Umanistica all'Università degli Studi di Napoli Federico II.
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