Galatina dall'Antichità al Medioevo, e oltre
di Pietro Giannini, Biagio Virgilio
pp. 328; € 35,00
Congedo, 2025
EAN: 9788867662913
Questo libro nasce dallo studio di iscrizioni: tre greche e due latine.
Delle greche, una è quella sita sull’architrave della porta sud della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria. La sua decifrazione (dopo più di 600 anni dalla sua apposizione) ha portato a definire la facies multiculturale di Galatina nel Medioevo, con prevalenti elementi latini, ma con ancora pulsanti componenti greche. La seconda è l’iscrizione che era collocata sulla chiesetta, scomparsa, di San Giovanni nei pressi dell’attuale Porta Nuova, anticamente Porta San Pietro. L’iscrizione, perduta, ma nota dall’opera di Baldassarre Papadia (ma della cui autenticità non si può dubitare), è sempre sfuggita all’attenzione degli storici, ma è di grande importanza perché segna il momento (il 1355) in cui la “chora dei Galatini” (così viene chiamata) assume per la prima volta lo status di città fortificata. La terza è situata sull’architrave di una porta-finestra che dà sul terrazzo esterno dell’ex Convento dei Domenicani (ora sede del Museo “Cavoti”), prospiciente su via Cafaro. L’iscrizione reca scritto, ben leggibile, il titulus crucis, ma lo stato precario in cui versa il resto del testo non consente di trarre ulteriori conclusioni.
Delle iscrizioni latine, una è costituita dal cosiddetto “Quadrato del Sator”, un testo enigmatico nella sua stessa composizione e ancor più nel significato che può assumere nel contesto galatinese. L’altra è un’epigrafe posta sull’architrave di una casa sita in Piazza Vecchia, che ci informa della trasformazione (probabilmente nel XVI secolo) in casa privata di una cappella dedicata ai Santi Nicola e Leucio.
La lettura attenta dei testi ci ha condotto a conclusioni talvolta per noi stessi sorprendenti: ad esempio quella che individua il nucleo medievale della città nel casale di San Pietro (da cui proviene la famosa donazione del 1188), localizzabile nello spazio contiguo all’attuale chiesa di San Pietro e Paolo (la Chiesa Madre).
La curiosità ci ha indotti a rivedere criticamente e a tradurre in italiano (in due Appendici Documentarie) dei testi che sinora erano noti solo nella loro originaria redazione latina: la bolla di Bonifacio IX del 1391 e la pergamena di Giovanni Antonio Del Balzo Orsini del 1449, che ingloba al suo interno i privilegi di Raimondo Del Balzo del 1355 e di Nicola Orsini del 1375. La loro lettura puntuale ci ha restituito numerose notizie che abbiamo riportato nelle note ai singoli documenti. Tra queste ci piace ricordare gli eventi del 1375. Sulla base delle date che si possono ricavare dai documenti possiamo dire che il 20 luglio 1375, in previsione della prossima morte di Raimondo del Balzo (che avvenne infatti il 5 agosto) i membri della Universitas galatinese (ossia dei maggiorenti della città), con una procedura che a noi è apparsa singolare, riunirono a Galatina, in loco pretorio (qualunque sia il luogo designato dall’espressione) il baiulo, il giudice annuale, il notaio e alcuni testimoni per dare “forma pubblica” ai privilegi concessi da Raimondo del Balzo nel 1355. Ciò implica che tali privilegi non lo fossero in precedenza. Al di là della questione giuridica, l’atto compiuto ci è sembrato una prova dell’intraprendenza dei galatinesi nel salvaguardare gli interessi della città.
Molti altri particolari, più o meno stimolanti, abbiamo tratto dalla lettura dei documenti e delle iscrizioni, ma li lasciamo alla curiosità dei lettori. Ché la curiosità è la fonte della conoscenza.
Delle greche, una è quella sita sull’architrave della porta sud della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria. La sua decifrazione (dopo più di 600 anni dalla sua apposizione) ha portato a definire la facies multiculturale di Galatina nel Medioevo, con prevalenti elementi latini, ma con ancora pulsanti componenti greche. La seconda è l’iscrizione che era collocata sulla chiesetta, scomparsa, di San Giovanni nei pressi dell’attuale Porta Nuova, anticamente Porta San Pietro. L’iscrizione, perduta, ma nota dall’opera di Baldassarre Papadia (ma della cui autenticità non si può dubitare), è sempre sfuggita all’attenzione degli storici, ma è di grande importanza perché segna il momento (il 1355) in cui la “chora dei Galatini” (così viene chiamata) assume per la prima volta lo status di città fortificata. La terza è situata sull’architrave di una porta-finestra che dà sul terrazzo esterno dell’ex Convento dei Domenicani (ora sede del Museo “Cavoti”), prospiciente su via Cafaro. L’iscrizione reca scritto, ben leggibile, il titulus crucis, ma lo stato precario in cui versa il resto del testo non consente di trarre ulteriori conclusioni.
Delle iscrizioni latine, una è costituita dal cosiddetto “Quadrato del Sator”, un testo enigmatico nella sua stessa composizione e ancor più nel significato che può assumere nel contesto galatinese. L’altra è un’epigrafe posta sull’architrave di una casa sita in Piazza Vecchia, che ci informa della trasformazione (probabilmente nel XVI secolo) in casa privata di una cappella dedicata ai Santi Nicola e Leucio.
La lettura attenta dei testi ci ha condotto a conclusioni talvolta per noi stessi sorprendenti: ad esempio quella che individua il nucleo medievale della città nel casale di San Pietro (da cui proviene la famosa donazione del 1188), localizzabile nello spazio contiguo all’attuale chiesa di San Pietro e Paolo (la Chiesa Madre).
La curiosità ci ha indotti a rivedere criticamente e a tradurre in italiano (in due Appendici Documentarie) dei testi che sinora erano noti solo nella loro originaria redazione latina: la bolla di Bonifacio IX del 1391 e la pergamena di Giovanni Antonio Del Balzo Orsini del 1449, che ingloba al suo interno i privilegi di Raimondo Del Balzo del 1355 e di Nicola Orsini del 1375. La loro lettura puntuale ci ha restituito numerose notizie che abbiamo riportato nelle note ai singoli documenti. Tra queste ci piace ricordare gli eventi del 1375. Sulla base delle date che si possono ricavare dai documenti possiamo dire che il 20 luglio 1375, in previsione della prossima morte di Raimondo del Balzo (che avvenne infatti il 5 agosto) i membri della Universitas galatinese (ossia dei maggiorenti della città), con una procedura che a noi è apparsa singolare, riunirono a Galatina, in loco pretorio (qualunque sia il luogo designato dall’espressione) il baiulo, il giudice annuale, il notaio e alcuni testimoni per dare “forma pubblica” ai privilegi concessi da Raimondo del Balzo nel 1355. Ciò implica che tali privilegi non lo fossero in precedenza. Al di là della questione giuridica, l’atto compiuto ci è sembrato una prova dell’intraprendenza dei galatinesi nel salvaguardare gli interessi della città.
Molti altri particolari, più o meno stimolanti, abbiamo tratto dalla lettura dei documenti e delle iscrizioni, ma li lasciamo alla curiosità dei lettori. Ché la curiosità è la fonte della conoscenza.
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