Le crociate dopo le crociate
Da Nicopoli a Belgrado (1396-1456)
di Marco Pellegrini
pp. 396, € 25,00
Il Mulino, 2013
ISBN: 978-88-15-24721-6
«Le crociate “classiche” che ebbero come meta la
Terrasanta finirono nel 1291 con la caduta di San Giovanni d’Acri. A
partire dal Trecento l’ipotesi di una riconquista di Gerusalemme non fu
più al centro della pianificazione crociata. Essa divenne il corollario
di una strategia di attacco avente come obiettivo primario la
distruzione della potenza turca in area balcanica, e dal 1453 in poi la
sua cacciata da Costantinopoli»
Le crociate sono abitualmente associate all’idea di
Medioevo: l’elenco ufficiale ne conta otto fra il 1098 e il 1270. Ma
anche dopo questa data per lungo tempo la crociata restò un obiettivo
capace di mobilitare emozioni e risorse dell’Europa cristiana. Queste
«crociate tardive» non ebbero più come oggetto la lotta per la
Terrasanta ma la difesa dello spazio europeo dall’avanzata dell’Impero
ottomano. Furono molte: se ne annoverano più di dieci fino alla
battaglia di Lepanto (1571) e altre ne seguirono in età moderna. Durante
questo periodo gli eserciti della cristianità colsero più insuccessi
che vittorie. Il volume racconta i diversi progetti di offensiva
antiottomana promossi dal papato e i loro esiti, a cominciare dal
disastro di Nicopoli nel 1396, la più sanguinosa sconfitta mai toccata a
una spedizione crociata, per terminare con la fortunosa vittoria di
Belgrado del 1456, per la quale si parlò addirittura di miracolo.
Marco Pellegrini insegna Storia
moderna all’Università di Bergamo. È autore di saggi e monografie tra
cui, da ultimo: «Religione e umanesimo nel primo Rinascimento» (Le
lettere, 2012). Con il Mulino ha pubblicato «Le guerre d’Italia» (2009) e
«Il papato nel Rinascimento» (2010).
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