Medioevo Natura e Figura
La raffigurazione dell'uomo e della natura nell'arte medievale
La raffigurazione dell'uomo e della natura nell'arte medievale
a cura di Arturo Carlo Quintavalle
pp. 832, € 129,00 (acquista online con lo sconto del 15%)
Skira, 2015
ISBN: 885722852
Secondo sant’Agostino il divino si legge nel creato; per i catari,
nel XII secolo, il mondo è il luogo del demoniaco mentre per san
Francesco gli animali, gli alberi, la natura sono segni della presenza
di Dio: fra questi due poli si gioca, nel Medioevo, il dibattito su
Natura e Figura (Quintavalle) che attraversa l’insieme di questi saggi.
Nel volume la storia, il
confronto, anche il conflitto sulle immagini sono considerati in
numerosi saggi, dalla rappresentazione del giardino in epoca bizantina
(Menna) alla fine dell’immagine della natura in Occidente nei cicli
altomedievali (Rossi); dalla rappresentazione di natura e figura in
Cappadocia (Andaloro) alla riscoperta degli strati più antichi nella
chiesa di Haghios Basilios ancora in Cappadocia (Andaloro, Bordi,
Bordino, Pogliani) alla figura legata alla retorica cristiana del V
secolo nei mosaici a Milano (Foletti); dal rapporto fra archetipo e
derivati delle immagini sacre (Bacci) alla tipologia del ritratto dei
sovrani carolingi (Caillet) a quella del Trecento (Lucherini); dal
bestiario fra XI e XII secolo (Riccioni) all’immagine della creazione
nell’arazzo di Gerona (Castiñ̃eiras); dalla rappresentazione secondo la
“maniera greca” di natura e figura (Pace) all’immagine dei campi di
battaglia medievali (Cervini); dal paesaggio raccontato dalle cronache
di età comunale (Bordini) ma anche dipinto (Españ̃ol), al ritratto
scritto (Greci) e scolpito (Di Fabio); dall’uso simbolico dell’oro nei
dipinti fino a Pisanello (De Marchi) all’immagine del giardino medievale
(Sansone); dalla committenza di Saint Denis (Jacobsen) alla
rappresentazione della figura e del mondo anche vegetale in età romanica
e gotica (Roviras, Mallet, Gandolfo, Taddei, Stroppa); dalla
rivoluzione degli erbari in età sveva (Orofino) all’immagine scolpita,
dipinta, miniata della natura dal XIII secolo in poi (Monciatti,
Cavazzini, Maddalo, Barral); e ancora dall’immagine del corpo (Ameri,
Reveyron, Valenzano) fino al rapporto del Petrarca con Simone Martini
(Tronzo) e ai cieli stellati della Padova di Altichiero nel Trecento
(Romano). Il volume inizia dunque con la rappresentazione del mondo in
età tardoantica in Oriente e Occidente e chiude con la rivoluzione di
immagine della tradizione giottesca che scopre il naturale, la figura e
il nuovo spazio gotico del teatro, del racconto, del ritratto.
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