I Visconti
Fra potere e congiure. L'epopea di una delle più antiche dinastie europee.
di Pierluigi Moressa
pp. 320; € 19,00
Diarkos, 2024
EAN: 9788836164349
Un saggio storico che consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato nella transizione fra Medioevo e Rinascimento.
La storia dei Visconti coincide per un lungo tratto con la storia d’Italia. La famiglia ha radici molto antiche immerse, durante l’alto Medioevo, in quell’humus lombardo dal quale fiorì grazie al ruolo assunto dai suoi membri che furono valvassori o capitanei. Feudatari dell’arcivescovo di Milano, divennero ben presto vice comitis, carica da cui discese il cognome: Visconti. La biscia, il loro stemma trasmesso lungo i secoli, è tuttora emblema araldico e logo impiegato per designare iniziative imprenditoriali e sportive in terra lombarda; essa funge non solo da segnale di nobiltà, ma anche da segmento identitario: tratto di una memoria che ha potuto mantenersi viva attraverso le epoche e le generazioni.
Risale al medio Duecento l’affermarsi dell’autorità viscontea, destinata a espandersi nel secolo successivo grazie all’appoggio concesso dall’imperatore. La signoria dei Visconti su Milano rappresentò un forte baluardo di potere e il fulcro di cospicue espansioni nella Penisola, che non ebbero uguali nel Rinascimento. Circolò nel sangue dei Visconti un’ambizione mai del tutto celata: quella di farsi signori di vaste parti d’Italia, grazie alla tessitura e alla rottura di alleanze talvolta compiute in modo sfrontato e improvviso. Non autorità di pontefici, non calcoli di alleanze: il potere visconteo rappresentò fonte di preoccupazione e di turbamento nella storia d’Italia fino al dispiegarsi di leghe e di alleanze tra i potentati col fine di contrastare il temibile ruolo della famiglia.
La concezione di Stato promossa dai Visconti rappresentò una forma di organizzazione destinata a incarnare l’idea moderna di governo, mentre le conquiste territoriali furono sostenute dall’imponente forza delle armi guidate da abili condottieri. I fondamenti del loro governo non risultarono, tuttavia, sufficientemente saldi nel tempo tanto che la fortuna viscontea dovette trasfondersi nel sangue sforzesco, che si fece erede dei poteri ducali e delle insegne familiari.
Il volume è un saggio storico che consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato entro le dispute svoltesi durante la transizione fra Medioevo e Rinascimento.
La storia dei Visconti coincide per un lungo tratto con la storia d’Italia. La famiglia ha radici molto antiche immerse, durante l’alto Medioevo, in quell’humus lombardo dal quale fiorì grazie al ruolo assunto dai suoi membri che furono valvassori o capitanei. Feudatari dell’arcivescovo di Milano, divennero ben presto vice comitis, carica da cui discese il cognome: Visconti. La biscia, il loro stemma trasmesso lungo i secoli, è tuttora emblema araldico e logo impiegato per designare iniziative imprenditoriali e sportive in terra lombarda; essa funge non solo da segnale di nobiltà, ma anche da segmento identitario: tratto di una memoria che ha potuto mantenersi viva attraverso le epoche e le generazioni.
Risale al medio Duecento l’affermarsi dell’autorità viscontea, destinata a espandersi nel secolo successivo grazie all’appoggio concesso dall’imperatore. La signoria dei Visconti su Milano rappresentò un forte baluardo di potere e il fulcro di cospicue espansioni nella Penisola, che non ebbero uguali nel Rinascimento. Circolò nel sangue dei Visconti un’ambizione mai del tutto celata: quella di farsi signori di vaste parti d’Italia, grazie alla tessitura e alla rottura di alleanze talvolta compiute in modo sfrontato e improvviso. Non autorità di pontefici, non calcoli di alleanze: il potere visconteo rappresentò fonte di preoccupazione e di turbamento nella storia d’Italia fino al dispiegarsi di leghe e di alleanze tra i potentati col fine di contrastare il temibile ruolo della famiglia.
La concezione di Stato promossa dai Visconti rappresentò una forma di organizzazione destinata a incarnare l’idea moderna di governo, mentre le conquiste territoriali furono sostenute dall’imponente forza delle armi guidate da abili condottieri. I fondamenti del loro governo non risultarono, tuttavia, sufficientemente saldi nel tempo tanto che la fortuna viscontea dovette trasfondersi nel sangue sforzesco, che si fece erede dei poteri ducali e delle insegne familiari.
Il volume è un saggio storico che consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato entro le dispute svoltesi durante la transizione fra Medioevo e Rinascimento.
Pierluigi Moressa (Forlì, 1959), medico psichiatra,
membro ordinario della Società psicoanalitica italiana e giornalista
pubblicista, ha scritto saggi su figure appartenenti al mondo dell’arte e
della cultura; si è dedicato all’approfondimento di temi locali,
pubblicando alcune guide storico-artistiche riguardanti città e luoghi
della Romagna. Ha partecipato come relatore a convegni in tema clinico e
di storia della medicina; suoi articoli sono apparsi su riviste a varia
diffusione. Per Diarkos ha pubblicato Caterina Sforza. Potere e bellezza nel Rinascimento (2022), I Malatesta. Filosofia, sentimento e guerra nella storia di una dinastia (2023) e Gli Estensi. Storia di una grande dinastia (2024).
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