I Cavalieri del Nord
di Matteo Strukul
pp. 456, € 16,90
Multiplayer Edizioni, 2015
EAN: 9788863553338
Salvato, ancora bambino, in una notte di luna e lupi, Wolf è diventato
un giovane cavaliere Teutone. Cresciuto sotto la guida di Kaspar von
Feuchtwangen, suo mentore e maestro, il ragazzo intraprende insieme ad
altri settanta cavalieri crociati, un lungo viaggio dalla Russia alla
Transilvania per raggiungere e difendere il castello di Dietrichstein,
ultimo avamposto della fede cristiana in una terra ormai in preda a orde
di barbari e diaboliche forze oscure.
Lungo la via, fra terre addormentate in un
inverno infinito, Wolf incontra Kira, che tutti credono una strega, ma
che in realtà nasconde una storia di ribellione e violenza nei
bellissimi occhi color temporale. La sua è una presenza che getta
scompiglio nella schiera Teutone, poco avvezza alla presenza femminile, e
che reagisce con sospetto e rabbia, ritenendo la donna responsabile
delle molte sventure che costellano il lungo viaggio. Ma niente è come
sembra nell’Europa del 1240.
Fra magia e religione, passioni e
tradimenti, Wolf conoscerà se stesso attraverso il sacrificio e il
coraggio fino ad affrontare una terribile guerriera che si fa chiamare La Madre dei Morti,
un diabolico negromante e un re senza corona, mentre l’amore per Kira
martella il cuore aprendo ferite: perché Wolf è un cavaliere dell’Ordine
e la Regola proibisce di amare una donna, soprattutto quando è una
creatura irresistibile. A meno che…
Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973, laureato in giurisprudenza e dottore di ricerca
in diritto europeo dei contratti, è ideatore e fondatore
di Sugarpulp, movimento letterario veneto che ha avuto la benedizione di
Joe R. Lansdale e Victor Gischler. Ha esordito nel 2011 con “La Ballata
di Mila” (e/o), un romanzo pulp noir ambientato in Veneto con
protagonista la bounty hunter Mila Zago, cui hanno fatto seguito “Regina
nera” (e/o 2013) e “Cucciolo d’uomo” (e/o 2015). Nel 2014, Matteo ha
pubblicato “La giostra dei fiori spezzati” (Mondadori). I suoi romanzi
sono tradotti in 16 Paesi nel mondo – fra cui Stati Uniti, Inghilterra,
India e Australia – e opzionati per il cinema. Matteo scrive per “il
Venerdì di Repubblica.
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