Napoli 1343
Le origini medievali di un sistema criminale
di Amedeo Feniello
pp. 288, € 22,00
Mondadori, 2015
ISBN: 9788804658627
Novembre 1343. Golfo di Napoli, porto di Baia. Notte. Una nave genovese
in rada carica di merci. Viene assalita, l'equipaggio catturato, il
capitano barbaramente trucidato. Gennaio 2005. Periferia di Napoli,
Casavatore, non lontano da Secondigliano. Notte. Tre giovani vengono
ammazzati davanti a una scuola. Uccisi nel corso di una raid
camorristico. Cosa può mai legare questi due fatti di cronaca, vicini
nello spazio ma lontanissimi nel tempo? Amedeo Feniello risale i secoli
alla ricerca di un filo sottile che possa legare i due episodi. E, sulle
tracce di moventi, mandanti ed esecutori della notte del novembre 1343,
ci conduce per mano nelle vicende medievali di Napoli: una città per
tanti versi già allora affascinante e inafferrabile, in cui si succedono
civiltà e tradizioni diverse, a partire da quella bizantina fino alla
dominazione angioina. Con una realtà sociale peculiare, dove a comandare
davvero, più che lo Stato, sono le famiglie e i clan dei cosiddetti
«seggi», tanto più forti quanto più debole si dimostra il potere
centrale. Pronti a farsi carico dei problemi della cittadinanza. Gelosi
della propria autonomia. Capaci di strenue resistenze o di compromessi
con le dinastie che si susseguono. Che, ad una ad una, passano, mentre
loro, i nobiliores locali, restano. Esprimendo la propria supremazia anche attraverso la forza dei simboli, come nella processione del Corpus Domini,
scandita da gerarchie, omaggi e riverenze che ricordano episodi dei
nostri giorni. Uno squarcio di Medioevo, dove è già possibile
riconoscere molti elementi che caratterizzano la mentalità della
malavita organizzata contemporanea: con i suoi clan familiari,
impregnati di senso di appartenenza e di una pratica quotidiana della
violenza adoperata come unico strumento di risoluzione dei conflitti. In
un clima in cui senso delle gerarchie familiari e controllo totale del
territorio marcano l'agire individuale, dove ogni nesso tra il singolo e
lo Stato viene garantito dai clan. Con un aspetto decisivo: la capacità
di queste famiglie di trasformarsi in ceto dirigente e di inserirsi nei
gangli delle istituzioni. In un groviglio tra interessi privati e
pratica di governo inestricabile. Un appassionante e documentatissimo
racconto storico che scorre tra i vicoli di una città che fu una delle
grandi capitali dell'Occidente medievale, dalle tante luci e dalle tante
ombre. Da cui emerse una «struttura di lungo periodo», fatta di usi,
consuetudini e tradizioni che attraversano le epoche. Irrobustiti non di
rado dall'assenza o dall'inefficienza dello Stato, e da quella sfiducia
dei cittadini che induce spesso a rivolgersi, ieri come oggi, a chi
gestisce realmente il territorio. Tanto da plasmare un contesto sociale
dove prevale l'idea che la res publica non sia di tutti ma solo «cosa nostra».
Amedeo Feniello, storico del Medioevo, è stato Directeur d'études
invité presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e
ha insegnato Storia del Mediterraneo nel Medioevo presso la
Northwestern University di Evanston, Chicago. È autore di numerosi saggi
storici, tra cui Sotto il segno del leone. Storia dell'Italia musulmana (Laterza, 2011) e Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca (Laterza, 2013). Collabora con «La Lettura», l'inserto culturale del «Corriere della Sera».
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