La Maestà di Lippo Memmi 1317-2017
Atti della Giornata di Studi San Gimignano, Palazzo Comunale, Sala Dante Sabato 28 ottobre 2017
a cura di Marilena Caciorgna, Carolina Taddei
pp. 96, € 14,00 (Acquista online con il 15% di sconto)
Pacini Editore, 2018
ISBN: 978-88-6995-492-4
a cura di Marilena Caciorgna, Carolina Taddei
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Pacini Editore, 2018
ISBN: 978-88-6995-492-4
Quando abbiamo deciso di festeggiare i 700 anni dalla realizzazione della Maestà di Lippo Memmi ho subito pensato che potesse essere un’occasione unica per costruire un percorso di valorizzazione dell’opera, ma soprattutto che potesse essere un modo per riconoscerle il ruolo di icona identitaria per la nostra comunità.
Il valore dell’opera, da un punto di vista storico-artistico, era già noto
e certamente, in questo intenso anno di incontri e studi, è stato
ampiamente approfondito. Gli studiosi che hanno accolto il nostro invito
a parlare della Maestà nella giornata di studi, ci hanno
permesso di rileggere l’opera da più punti di vista e di conoscerla a
fondo: la presente pubblicazione testimonia la qualità degli interventi.
Ma non era soltanto l’approccio scientifico quello che mi interessava,
volevo che la nostra comunità si ricordasse di questa opera, della sua
importanza, che avesse voglia di eleggerla a luogo identitario.
Durante
i miei studi universitari ero affascinata dall’idea che le opere nel
Medioevo venissero portate a furor di popolo nelle chiese,
che la partecipazione della comunità fosse così forte, che l’arte e la
cultura fossero al centro della comunità e rappresentassero valori e
contenuti centrali. Si graffiavano con le mani le rappresentazioni dei
demoni nelle pale per esorcizzare il Male e punirlo, si chiedeva di
costruire ampliamenti a chiese per rendere più funzionale il culto,
proprio come è accaduto alla nostra Chiesa di San Lorenzo in Ponte a San
Gimignano. Il popolo partecipava, chiedeva alla cultura e i committenti
e gli artisti rispondevano.
Volevo che la nostra comunità si ricordasse di quella spinta e la facesse propria. Volevo che parlassero della Maestà non soltanto gli studiosi, ma che la comunità la ripensasse, la digerisse e la restituisse secondo la propria sensibilità…» (Carolina Taddei).
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