Dizionario Simboli romanici
di Beigbeder Olivier
pp. 384, € 50,00
Jaca Book, 2022
ISBN: 9788816417755
Negare che l’Alto Medioevo abbia avuto un
debole per i simboli significherebbe conoscerlo assai male. Poche altre
epoche sono state altrettanto preoccupate di «giustificare» i minimi
particolari della Sacra Scrittura e di individuarne concordanze e
ragioni. È naturale che l’iconografia riveli delle tendenze similari.
Detto ciò, bisogna ammettere, una volta per tutte, che non è possibile
fare progressi nel campo dei simboli di quest’epoca adottando gli stessi
metodi che ci sono ormai familiari nel campo delle discipline
scientifiche e che sono alla base della nostra cultura attuale. La legge
che governa l’universo simbolico è quella dell’ambivalenza. Come Esopo
poteva affermare che la lingua è la migliore e la peggiore delle cose,
così qualsiasi elemento simbolico è adatto, per sua natura, a
significare sia il bene che il male. Il simbolo è tanto più ricco di
capacità quanto meno intellegibile esso si presenta per natura, ed è
solo ammettendo questo suo privilegio irritante e meraviglioso che si
potrà essere in grado di penetrarne l’essenza. Il procedere di un libro
del genere, come già il Dizionario simboli del Medioevo, fa perciò
appello alla sagacia del lettore. Gli prospetta delle opzioni, delle
direttrici, delle vie. Commenta un certo numero di esempi,
volontariamente limitati, per meglio dimostrare che un insieme, per
contenuto che sia, è pur sempre ricco di possibilità di ogni genere,
quando si presenta sul piano del simbolo.
Bisogna rassegnarsi, in questo mondo del simbolo, a non possedere altro
che delle prove relative e a non disporre mai di sicurezza assoluta. È
col maturare dell’esperienza su un gran numero di casi che arriviamo a
misurare il valore di ciò che a tutta prima si è percepito. Molte delle
opere riprodotte in questo volume sono di per sé incomprensibili:
pensiamo al portale meridionale di Aulnay, ai timpani di Girolles, di
Rheinau, a numerosi capitelli di Chauvigny, di Rozier-Côtes D’Aurec, di
Hagetmau, per citare solo alcuni esempi. Sono numerosissime le opere
romaniche capaci di suscitare ammirazione. Ciò non toglie che troppo
spesso ne sfugga il significato. Un dizionario come questo si propone di
aiutare a decifrare tali immagini, suggellate alla maniera del libro
misterioso di cui parla l’Apocalisse, che faceva piangere a dirotto san
Giovanni perché nessuno poteva aprirlo. Che tutti gli articoli
concordino fra loro e che continuamente interferiscano gli uni con gli
altri, ecco uno dei pregi di questo libro: il simbolo è semplice,
infatti; si riduce ad alcuni elementi essenziali di fondo che possono
essere applicati in modi diversi. La peculiarità dell’opera d’arte sta
nel potervi spesso trovare più di quanto non abbia creduto di mettervi
l’autore. Mille interpretazioni diverse non arrivano a esaurire tutte le
varietà di accenti che una sinfonia può offrire; e tuttavia non c’è
dubbio che il compositore, lui, non ne avrebbe ammesso che una e una
soltanto. Bisogna perciò saperla leggere, un’opera come questa, e poi
fare la propria scelta. Basta questo a sottolineare i suoi poteri e la
sua ricchezza.
Olivier Beigbeder, storico francese dell’arte e
dell’architettura romanica in area francese ed europea, ha pubblicato
numerose opere tradotte in varie lingue, tra cui inglese, tedesco,
spagnolo e italiano. Tra i suoi titoli più importanti ricordiamo: La symbolique; Forez-Velay roman. La Pierre-qui-vire (Yonne) ; Lexique des symboles ( Lessico dei simboli medievali , Jaca Book, 1988); Les ivoires; Dictionnaire des meubles régionau (con C. Salvy); Fresques et peintures murales en Auvergne et Velay.
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