«Inchiostro per colore»
Arte e artisti in Pietro Aretino
a cura di Anna Bisceglia, Metteo Ceriana, Paolo Procccioli
pp. 388, € 46,00
Salerno Editrice, 2019
ISBN: 978-88-6973-434-2
Il volume, allestito in coedizione con le Gallerie degli Uffizi in
occasione della mostra Pietro Aretino e l’arte nel Rinascimento
(Firenze, Gallerie degli Uffizi, Aula Magliabechiana, 27 novembre
2019 - 10 marzo 2020), raccoglie studi che si propongono di recuperare,
contestualizzare e penetrare criticamente la parola di argomento
artistico dello scrittore. Naturalmente a partire da quella consegnata
ai sei libri delle Lettere, che tanto spazio hanno concesso agli artisti
e ai dibattiti in materia di arte.
Una parola notoriamente sonora e di grande efficacia, in grado di
attivare dialoghi ininterrotti sia con i protagonisti della pittura e
della scultura del pieno Rinascimento (da Michelangelo a Tiziano, a
Sansovino, da Sebastiano del Piombo a Giulio Romano, da Tintoretto a
Vasari . . .) sia con i loro prestigiosi committenti (i papi Medici e
Farnese, Francesco I, Carlo V e Filippo II, il doge Gritti, i duchi di
Firenze e di Urbino, il marchese di Mantova). I dialoghi che ne
risultano e che sono qui ripercorsi danno vita a una cronaca affidabile
dei fatti d’arte del secolo prima che le opere e gli autori diventassero
oggetto delle sistemazioni storiche e critiche di Vasari.
Riflettere su una parola come quella di Aretino, interessata e di
parte come poche altre ma mai scontata e tanto meno banale, vuol dire
non solo seguire da vicino nel loro svolgimento i grandi dibattiti
artistici del Cinquecento, ma poterlo fare da un punto di vista
privilegiato, celebrato da subito per acutezza e perentorietà e
confermato nella sua autorevolezza dalla fiducia garantita allo
scrittore da artisti di primissimo piano.
I saggi ricostruiscono rapporti, verificano affermazioni, discutono
categorie estetiche e di poetica, recuperano un lessico critico rimasto
in piú di un caso definitivo e destinato sempre a grande fortuna. Di
fatto disegnano il profilo di un protagonista della civiltà italiana
della prima modernità che per questo specifico aspetto della sua
attività non ha subito la damnatio nominis et memoriae che ha colpito
invece lo scrittore e l’uomo pubblico: cioè quell’altro Aretino che per
secoli ha visto negata la sua grandezza e che è stato indicato
all’opinione pubblica di tutta Europa, fino a tempi non lontani, come
l’incarnazione del negativo del suo e di ogni tempo.
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