sabato 10 ottobre 2020

Terrecotte Lombarde nel Medioevo e nel Rinascimento

Terrecotte Lombarde nel Medioevo e nel Rinascimento
di Paola Bovio
a cura di Maria Grazia Albertini Ottolenghi e Caterina Zaira Laskaris
pp. 228, € 24,90 (Acquista online con il 5% di sconto)
Nomos Edizioni, 2020
ISBN: 978-88-94811-76-6
 
Gli apparati decorativi in terracotta, diffusi tra Medioevo e Rinascimento in Lombardia a complemento di architetture pubbliche e private e documento prezioso del gusto del tempo, furono importante veicolo, anche per la tecnica di esecuzione basata sulla riproducibilità e la serialità, per la trasmissione e la volgarizzazione di modelli elaborati in ambito colto. Trascurati a lungo dagli studi, negli ultimi anni sono stati oggetto di un vivace interesse da parte di storici dell’arte, studiosi delle tecniche artistiche, restauratori. Al nuovo capitolo di storia dell’arte lombarda, che in tal modo si è andato ricomponendo, le ricerche di Paola Bosio aggiungono un importante contributo, in densi saggi e approfondimenti: dalla riconsiderazione, sulla base di dati inediti e della rilettura del Trattato del Filarete, della decorazione fittile del palazzo del Banco Mediceo (un monumento cruciale dell’architettura a Milano nel primo Rinascimento), allo studio delle terrecotte decorative a Crema, nel Cremasco, a Monza e dei numerosissimi frammenti decorativi conservati nelle raccolte museali milanesi. Nuovi dati e riscoperte contribuiscono a ridefinire fisionomie e attività degli artisti: il misterioso Maestro degli Angeli cantori, di cui si individua la produzione cremasca, Agostino de Fondulis, di cui si analizza la presenza nel Duomo di Crema, l’enigmatico Maestro della Madonna del topo, di cui si ripercorrono con nuove considerazioni le vicende attributive. Né sono da sottacere le importanti ricerche su una tipologia di manufatti, di cui si conservano rari esempi, quali le ancone fittili tardogotiche e quattrocentesche che ornavano gli altari di molte chiese lombarde, o le osservazioni sulle tecniche esecutive, che sostengono sempre il discorso storico-artistico: basti citare l’importante saggio sul ruolo dei modelli in terracotta per la statuaria monumentale del Duomo di Milano.

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