Bisanzio e Firenze
La Romània fiorentina nel Quattrocento
di Giorgio Vespignani
pp. XXIV-188, € 38,00
CISAM, 2022
ISBN: 978-88-6809-353-2
La
passione per lo studio del greco, già riscontrabile nella seconda metà del
Trecento, la fondazione della Accademia neoplatonica, la propensione verso il
collezionismo di prestigio di codici manoscritti greci, oggetti d’arte ed icone
provenienti dall’impero romano d’Oriente, in via di dissoluzione tra 1453 e
1465, fenomeni propri del Quattrocento, qui rimangono sullo sfondo di un grande
progetto che impegnò la oligarchia di finanzieri, banchieri e grandi mercanti
che governava il Comune di Firenze, a partire dall’entrata in possesso del
porto di Pisa nel 1404, ma la cui origine va cercata nei possessi signorili e
negli interessi finanziari degli Acciaiuoli fiorentini nella penisola Ellenica:
il progetto di dare vita ad una Romània
fiorentina da sviluppare in concorrenza con quelle veneziana e genovese. La
concessione da parte del basileus dei
Romani Giovanni VIII Paleologo di privilegi commerciali al termine dei lavori
del Concilio che sancì l’unione delle chiese che Firenze si era premurata di
ospitare nell’inverno-primavera del 1439, si configurò come l’obiettivo e il
momento centrale del progetto. Una pagina di storia delle relazioni tra le
città italiane e l’impero romano Orientale nell’ultima fase della sua esistenza
territoriale poco frequentata, ma che tra Costantinopoli e Firenze passa per
Atene, Corinto, le isole dell’Egeo, Venezia e Milano.
Giorgio Vespignani è Professore Associato di Civiltà bizantina presso la Università di
Bologna, sede di Ravenna. Già Ricercatore confermato e Dottore di
ricerca in «Bisanzio ed Eurasia», sempre presso la Università di
Bologna.
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