Homāy e Homāyun
Un romanzo d'amore e avventura nella Persia medievale
di Khwāju di Kerman
traduzione di Nahid Norozi
pp. 400, € 26,00
Mimesis Edizione, 2017
ISBN: 978-88-5753-735-1
Il principe persiano Homāy, vedendo il ritratto di Homāyun, figlia
dell’imperatore della Cina, se ne innamora perdutamente e intraprende un
lungo e pericoloso viaggio durante il quale dovrà fronteggiare briganti
e cannibali, e liberare la cugina dell’amata, prigioniera in una
fortezza incantata. Dovrà a un certo punto abbandonare per amore il
trono che gli viene offerto da un popolo incontrato in Asia Centrale e,
arrivato finalmente in Cina, cerca attraverso intriganti e numerose
vicende, di incontrarsi con l’amata. Anche la bella Homāyun s’innamora
di lui, ma ci saranno ostacoli d’ogni sorta che ritarderanno l’unione
degli amanti, tra cui inganni, guerre, prigionie e tradimenti.
Khwāju di Kerman poeta persiano del XIV sec., il cui stile influenzò il grande Ha¯fez· di Shiraz suo contemporaneo, fu oltre che un lirico anche un fine narratore in versi, autore di un quintetto di poemi sull’esempio della pentalogia del famoso Nezāmi di Ganjé (XII-XIII sec.). Il poema di Khwāju qui tradotto per la prima volta in una lingua europea, Homāy e Homāyun, racconta la storia di un principe persiano che s’innamora, dopo averne visto il ritratto, di una principessa cinese e corre sino in Cina alla sua ricerca. Si tratta di uno splendido romanzo d’amore e d’avventura che ci apre una finestra privilegiata sulla Persia medievale e che ha ispirato un grande miniaturista persiano, Junayd (XIV-XV sec.). Tra innumerevoli avventure fiabesche, fatti d’arme, incontri con fate e demoni, tradimenti e riconciliazioni, storie parallele di amici e nemici, il protagonista va incontro al suo destino e, conformemente alla antica concezione iranica della regalità, diventerà “re del mondo” sposando la figlia dell’imperatore della Cina e unendo l’estremo Oriente all’Iran. Khwāju ci narra una storia d’amore terreno e un viaggio a Oriente leggibili però in filigrana anche come una grande parabola dell’amore mistico e una quête spirituale.
Nahid Norozi è PhD in “Culture letterarie, filologiche, storiche” e tutor di lingua persiana presso l’Università di Bologna. Membro del comitato redazionale della «Rivista di Studi Indo-Mediterranei» e del comitato scientifico della rivista bilingue «Quaderni di Meykhane», si occupa di letteratura epica medievale, di trattatistica mistica arabo-persiana, e di poesia sia come autrice sia come traduttrice dal persiano e dall’italiano. Ha curato la prima traduzione italiana del sufi iranico medievale Najm al-Din Kubrā (XII sec.), Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà (2011), la traduzione del poeta contemporaneo Sohrāb Sepehri, Sino al fiore del nulla (2014) ed è autrice del volume Prestiti arabo-persiani nella lingua spagnola (2014).
Khwāju di Kerman poeta persiano del XIV sec., il cui stile influenzò il grande Ha¯fez· di Shiraz suo contemporaneo, fu oltre che un lirico anche un fine narratore in versi, autore di un quintetto di poemi sull’esempio della pentalogia del famoso Nezāmi di Ganjé (XII-XIII sec.). Il poema di Khwāju qui tradotto per la prima volta in una lingua europea, Homāy e Homāyun, racconta la storia di un principe persiano che s’innamora, dopo averne visto il ritratto, di una principessa cinese e corre sino in Cina alla sua ricerca. Si tratta di uno splendido romanzo d’amore e d’avventura che ci apre una finestra privilegiata sulla Persia medievale e che ha ispirato un grande miniaturista persiano, Junayd (XIV-XV sec.). Tra innumerevoli avventure fiabesche, fatti d’arme, incontri con fate e demoni, tradimenti e riconciliazioni, storie parallele di amici e nemici, il protagonista va incontro al suo destino e, conformemente alla antica concezione iranica della regalità, diventerà “re del mondo” sposando la figlia dell’imperatore della Cina e unendo l’estremo Oriente all’Iran. Khwāju ci narra una storia d’amore terreno e un viaggio a Oriente leggibili però in filigrana anche come una grande parabola dell’amore mistico e una quête spirituale.
Nahid Norozi è PhD in “Culture letterarie, filologiche, storiche” e tutor di lingua persiana presso l’Università di Bologna. Membro del comitato redazionale della «Rivista di Studi Indo-Mediterranei» e del comitato scientifico della rivista bilingue «Quaderni di Meykhane», si occupa di letteratura epica medievale, di trattatistica mistica arabo-persiana, e di poesia sia come autrice sia come traduttrice dal persiano e dall’italiano. Ha curato la prima traduzione italiana del sufi iranico medievale Najm al-Din Kubrā (XII sec.), Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà (2011), la traduzione del poeta contemporaneo Sohrāb Sepehri, Sino al fiore del nulla (2014) ed è autrice del volume Prestiti arabo-persiani nella lingua spagnola (2014).
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