Dante leggero
Dal priorato alla Commenda
di Marco Veglia
pp. 200, € 18,00
Carocci, 2017
ISBN: 9788843088331
Il tempo della «visione» – collocato in anticipo rispetto alla fase
culminante della vita politica del poeta (che si snodò dal maggio 1300
all’autunno 1301 e che fu coperta nella Commedia da un velo di
impenetrabile silenzio) – consente di riaprire il dossier della genesi
dell’opera. Perché Dante, in esilio, volle retrodatare il viaggio
rispetto alla sua responsabilità nel governo di Firenze? La primavera
giubilare, messa di norma a frutto per storicizzare gli interlocutori
del viandante e le sue profezie, torna allora preziosa per comprendere i
fatti che, dal priorato di Dante (dal 15 giugno al 14 agosto seguenti),
portarono alla stesura del poema. In pochi giorni egli visse, con un
senso di tripudio e di predestinazione, gli eventi che sarebbero
divenuti le coordinate temporali del suo cammino: il trentacinquesimo
anno, il decennale della morte di Beatrice e la guida della città.
Presto, tuttavia, sarebbe cominciata la fase più drammatica di
quell’esperienza, che avrebbe condotto al confino dei capiparte Bianchi e
Neri (tra i primi, vi fu anche il suo amico prediletto Guido
Cavalcanti) e, via via, al bando del 1302. Il traviamento simboleggiato
dalla selva, dove Dante sceglie la controfigura salvifica di David,
riceve allora una nuova luce in questa prospettiva. Dalla gravezza della
storia ci troviamo così a seguire il cammino di un Dante leggero, che,
da Firenze, approda al luminoso fulgore della «candida rosa».
Marco Veglia insegna Letteratura italiana all’Università di Bologna.
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