Le Vite di Dante dal XIV al XVI secolo. Iconografia dantesca
a cura di Monica Bertè, Maurizio Fiorilla, Sonia Chiodo, Isabella Valente
pp. XCII-488, € 59,00
Salerno Editrice, 2017
ISBN: 978-88-6973-215-7
Portando avanti l’indagine iniziata con il Codice
diplomatico dantesco, le Vite di Dante recano un ulteriore contributo
alla definizione di quel profilo biografico del Poeta che si è segnalato
come tanto piú importante, decisivo nella messa a fuoco di passaggi
delicati dell’opera, in quanto l’autore è protagonista oltre che
scrittore del « poema sacro ». La ricerca biografica inizia, oltre
trent’anni dopo la morte del Poeta, con il Trattatello in laude di Dante
di Giovanni Boccaccio, che apre la serie delle Vite cui si deve il
recupero di dati, documenti, informazioni di prima mano (per es., sulla
realtà storica e l’identità di Beatrice, il carattere, i rapporti
personali, la produzione letteraria del biografato) ancora oggi
inderogabili nel lavoro esegetico. Tra quelle si è però operata una
selezione, per riportare al lettore moderno solo le piú significative,
di maggior rilievo documentario: Giovanni Villani e il ricordato
Boccaccio, Filippo Villani, Domenico di Bandino, Leonardo Bruni,
Giannozzo Manetti, fino a Marcantonio Nicoletti, ultimo testimone
(friulano) di un perdurante interesse per Dante sullo scorcio del
Cinquecento (1596). Preziosa (e suggestiva) integrazione di tale
documentazione è poi una ricognizione dell’iconografia dantesca: mirata a
recuperare l’aspetto fisico di Dante – di cui una testimonianza
autentica sembra offerta dal famoso affresco di Giotto nella cappella
del Palazzo del Podestà a Firenze (del 1337) –, ma anche momenti della
sua “fortuna” nel corso dei secoli, dove l’indagine storica ha
consentito di ricostruire le ragioni per cui sono state prese iniziative
di rappresentazione figurativa: con scoperte perfino sorprendenti.
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