San Caprasio di Aulla: gli scavi
di A.A.V.V.
pp. 104, € 20,00
All'Insegna del Giglio, 2018
ISBN: 9788878149007
Contiene gli estratti dai numeri XXXIII, 2006 e XXXVIII, 2011 della
rivista «Archeologia Medievale» e una parte introduttiva sulla storia
di Aulla e gli scavi archeologici dell’Abbazia di San Caprasio.
Gli
scavi archeologici nel complesso di San Caprasio hanno portato in luce
alcuni reperti (una fibula a sanguisuga, marmi e tegoloni di epoca
romana) che testimoniano la presenza dell’uomo alla confluenza tra Magra
e Aulella fin dal VIII-VII sec. a.C., già molti secoli prima della
fondazione del borgo e dell’abbazia da parte di Adalberto di Toscana. I
marmi di epoca romana riutilizzati come pavimentazione della chiesa
medievale dei quali si parla nella dettagliata relazione di scavo,
pongono più di un interrogativo sulla loro provenienza. Frutto della
spoliazione della città romana di Luni, già in decadenza a partire dal
sec. VIII, o resti di una ricca abitazione che sorgeva poco lontano
dall’Aulla dei nostri giorni ? L’ipotesi di una provenienza locale
appare assai credibile, anche alla luce di quanto avevano scritto Ubaldo
Formentini e Giulivo Ricci, prima ancora che in Aulla fossero rinvenuti
reperti di epoca romana. E, d’altra parte, se poteva avere un senso
trasportare da Luni, attraverso strade di montagna, marmi già lavorati, è
molto improbabile che per strade impervie siano stati trasportati
fragili tegoloni, anche alla luce della ricchezza di argille presenti
nella stessa area dove sorse il complesso abbaziale. Nel terreno sterile
che si presenta come un uniforme e vasto banco di argilla, sono state
rinvenute numerose fosse circolari di cui non è stato possibile
accertare il preciso significato, ma che testimoniano in ogni caso
un’attività di cava che ha preceduto l’insediamento monastico. Su questo
aspetto della storia di Aulla, riportiamo quanto ebbe a scrivere
Giulivo Ricci nel volume “Un Inventario nella Lunigiana del
Cinquecento”, fondamentale opera che illumina uno spaccato di vita
lunigianese, attraverso la lettura di un inventario dei beni
dell’abbazia di san Caprasio.
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