"Significar per verba"
Laboratorio Dantesco
a cura di Domenico De Martino
pp. 312, € 22,00
Angelo Longo Editore, 2018
ISBN: 978-88-8063-995-4
Il convegno tenutosi a Udine sotto l’etichetta di Laboratorio dantesco ha
presentato non solo un ampio quadro degli studi danteschi in questo
avvio del ventunesimo secolo, ma ha messo in mostra alcune delle più
vivaci officine personali di studiosi noti e affermati, impegnati anche
in progetti collettivi di lungo periodo, così come di giovani che
variamente vanno ampliando i percorsi con originalità e innovative
curiosità.
Il referto complessivo registra la buona salute degli studi su Dante e sulla sua opera, approfondita anche nelle articolate relazioni con la cultura circostante. Sembra portare giovamento soprattutto la molteplicità degli interessi e degli approcci, su una linea che senza esitazioni è quella della fedeltà ai testi, aggrediti con un rigore applicato in modo uniforme ai vari “territori” affrontati dagli undici studiosi qui schierati. Si affiancano temi propriamente filologici (anche con rilevanti implicazioni lessicografiche), approfondimenti testuali, storia della cultura e della critica, studi sulla diffusione dei testi danteschi, sulla “biblioteca” del Poeta e sulle citazioni della Commedia in volgarizzamenti trecenteschi, analisi di manoscritti antichi, fino alle implicazioni interpretative suscitate dalle traduzioni in lingua friulana.
La tensione espressa dai laboratori può insomma ben collocarsi sotto il riverbero della citazione del verso nel quale Dante, preparandosi al supremo regno ultramondano, affermava – pur negandone nello specifico la possibilità, ma intraprendendone insieme l’estrema attuazione – il consapevole uso della parola: «significar per verba» (Paradiso I, v. 70).
Il referto complessivo registra la buona salute degli studi su Dante e sulla sua opera, approfondita anche nelle articolate relazioni con la cultura circostante. Sembra portare giovamento soprattutto la molteplicità degli interessi e degli approcci, su una linea che senza esitazioni è quella della fedeltà ai testi, aggrediti con un rigore applicato in modo uniforme ai vari “territori” affrontati dagli undici studiosi qui schierati. Si affiancano temi propriamente filologici (anche con rilevanti implicazioni lessicografiche), approfondimenti testuali, storia della cultura e della critica, studi sulla diffusione dei testi danteschi, sulla “biblioteca” del Poeta e sulle citazioni della Commedia in volgarizzamenti trecenteschi, analisi di manoscritti antichi, fino alle implicazioni interpretative suscitate dalle traduzioni in lingua friulana.
La tensione espressa dai laboratori può insomma ben collocarsi sotto il riverbero della citazione del verso nel quale Dante, preparandosi al supremo regno ultramondano, affermava – pur negandone nello specifico la possibilità, ma intraprendendone insieme l’estrema attuazione – il consapevole uso della parola: «significar per verba» (Paradiso I, v. 70).
Nessun commento:
Posta un commento