San Francesco di Asciano
Opere, fonti e contesti per la storia della Toscana francescana
di Giovanni Giura
pp. 240, € 50,00
Mandragora, 2018
ISBN: 978-88-7461-378-6
Inaugura la nuova collana “Callida
iunctura” questo volume sulla chiesa francescana di Asciano, piccolo
comune adagiato sulle splendide colline del senese. In realtà la chiesa
scialenga è l’esempio perfetto di un nuovo metodo di indagine
complessivo degli edifici religiosi a partire dai suoi dettagli, unici
superstiti.
Un metodo utile poi per tracciare una intera cartografia artistica delle permanenze religiose legate alla tradizione francescana in tutta la regione.
Partendo dalla chiesa scialenga viene rimesso in discussione il mito storiografico delle chiese francescane ad aula come derivanti da quella di Cortona, provando a individuare delle leggi tendenziali non univocamente riferibili all’esistenza di un ferreo modello normativo, ma radicate in una fenomenologia ricca di varianti.
Il volume indaga sui resti di affreschi della cappella maggiore, scoprendo che una tavola sopravvissuta della Madonna col Bambino di Lippo Memmi fosse il centro di un grandioso eptittico, con ai lati altri pannelli perduti; emerge inoltre l’importanza di tre opere risalenti al secondo quarto del Duecento, che delineano la triade canonica di temi cristologici, mariani e agiografici riservata alle più antiche decorazioni dei tramezzi (del quale nella chiesa non era quasi rimasta traccia!).
Numerosi sono stati gli autori maggiori e minori che hanno lasciato traccia nella chiesa: da Jacopo di Mino del Pellicciaio, a Giovanni d’Asciano, pittore mitizzato da Vasari ma storicamente esistente, al Sodoma, probabile indiziato di una trascurata Crocifissione.
Un metodo utile poi per tracciare una intera cartografia artistica delle permanenze religiose legate alla tradizione francescana in tutta la regione.
Partendo dalla chiesa scialenga viene rimesso in discussione il mito storiografico delle chiese francescane ad aula come derivanti da quella di Cortona, provando a individuare delle leggi tendenziali non univocamente riferibili all’esistenza di un ferreo modello normativo, ma radicate in una fenomenologia ricca di varianti.
Il volume indaga sui resti di affreschi della cappella maggiore, scoprendo che una tavola sopravvissuta della Madonna col Bambino di Lippo Memmi fosse il centro di un grandioso eptittico, con ai lati altri pannelli perduti; emerge inoltre l’importanza di tre opere risalenti al secondo quarto del Duecento, che delineano la triade canonica di temi cristologici, mariani e agiografici riservata alle più antiche decorazioni dei tramezzi (del quale nella chiesa non era quasi rimasta traccia!).
Numerosi sono stati gli autori maggiori e minori che hanno lasciato traccia nella chiesa: da Jacopo di Mino del Pellicciaio, a Giovanni d’Asciano, pittore mitizzato da Vasari ma storicamente esistente, al Sodoma, probabile indiziato di una trascurata Crocifissione.
Un’indagine appassionante che ritesse i
fili della chiesa scialenga, un bizzarro palinsesto, dove una robbiana
di Luca il giovane si mescola con gli stucchi barocchi e gli affreschi
trecenteschi. Una lettura nuova e originale, fondamentale per capire la
fioritura meno celebre ma nondimeno importante per la comprensione
dell’evoluzione artistica locale, basata sulle ricerche di grande valore
condotte alla Scuola Normale di Pisa sotto la supervisione di Maria
Monica Donato e Massimo Ferretti.
Il volume offre inoltre l’opportunità di dare il giusto peso culturale, troppo spesso sottostimato a simili edifici, con la possibilità di inserirli poi in percorsi di conservazione, valorizzazione e visita a cui naturalmente sarebbero destinati.
Il volume offre inoltre l’opportunità di dare il giusto peso culturale, troppo spesso sottostimato a simili edifici, con la possibilità di inserirli poi in percorsi di conservazione, valorizzazione e visita a cui naturalmente sarebbero destinati.
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