Allo zenit della cupola
L'eredità dell'oculus nell'arte Cristiana tra Medio Evo latino e Bisanzio
di Simone Piazza
pp. 336, € 40,00 (Acquista online con i 15% di sconto)
Campisano Editore, 2019
ISBN: 978-88-85795-05-1
Da anni ormai, la domenica di Pentecoste, petali di rose rosse vengono
gettati dall’occhio del Pantheon per celebrare la discesa dello Spirito
Santo, in omaggio ad un’usanza millenaria documentata a partire dal XII
secolo. Una fonte coeva, il diario di un pellegrino islandese, racconta
di come, nel giorno del solstizio d’estate, un raggio di sole entrasse a
perpendicolo nella rotonda del Santo Sepolcro attraverso il vuoto in
cima alla cupola, a riprova della credenza – all’epoca assai diffusa –
che l’Anastasis di Gerusalemme fosse al centro del mondo. Sono solo due
esempi, fra i più limpidi, di riuso dell’oculus antico a fini
altamente simbolici. La prima parte del libro è incentrata su una
nutrita serie di edifici di culto del Medio Evo, costruiti ex novo o di reimpiego, che presentano tracce – fisiche o documentarie – di un’apertura sommitale. La memoria oculus
in età medievale non è, però, un fenomeno limitato alla dimensione
architettonica. Accade che riaffiori, in modo più o meno esplicito, al
centro dei programmi iconografici delle cupole o di altri generi di
volte, mediante finte cornici circolari di sapore classico, sofisticati
effetti di trompe l’oeuil, temi alludenti al moto verticale
della trascendenza. La seconda parte del volume è quindi rivolta
all’illusorietà dei medaglioni sommitali prodotti dall’arte figurativa,
tra Medio Evo latino e Bisanzio, e ai loro derivati presenti talvolta
nelle conche absidali, i cosiddetti «menischi». Architettonico o evocato
in pittura, oculus, al vertice della gerarchia dello spazio sacrale, diventa tramite fra uomo e Dio.
Simone Piazza è «Maître de conférences HDR» in Storia dell’arte
medievale all’Università Paul-Valéry Montpellier 3 e membro del CEMM
(«Centre d’Études Médiévales de Montpellier»). Fa parte, inoltre, del
CFEB («Comité français d’études byzantines») e dell’AISAME
(«Associazione Italiana Storici dell’Arte medievale»). La sua formazione
si è svolta tra Italia (Università di Viterbo) e Francia (Université
Paris1-Sorbonne). Dagli iniziali interessi per la pittura rupestre
dell’Italia centro-meridionale, confluiti in una monografia apparsa
nella Collection de l’École française de Rome (2006), si è
progressivamente mosso verso studi sulla decorazione parietale,
pittorica e musiva, con particolare attenzione alla circolazione di
modelli iconografici e formali (Bisanzio e Occidente, IV-XIII secolo)
eallo studio di contesti figurativi perduti, attraverso proposte
ricostruttive su base grafica. Temi e metodi che hanno costituito
l’oggetto di numerosi contributi.
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