Beato Angelico
di Renzo Villa
pp. 272, € 25,00 (Acquista online con il 15% di sconto)
Paicini Editore, 2019
ISBN: 978-88-6995-501-3
Eccezionale ovvero unico da ogni punto di vista il destino dell'artista a
tutti noto come 'Beato Angelico', un incantevole protagonista della
pittura italiana. Maestro dell'arte sacra, ma anche interprete del primo
Rinascimento umanistico; autore di esemplari, liriche e commosse
immagini di Madonne, Angeli e Santi, ma anche capace di innovazioni
tecniche decisive, dal formato quadrato delle grandi tavole sugli altari
unificando i precedenti polittici, al modello della 'Sacra
Conversazione' ove i santi dialogano naturalmente e spiritualmente alla
presenza della Madre e del Figlio. La sua è un'opera poliedrica e varia,
personalissima; però mai firmata né datata, dando gran problemi agli
storici dell'arte. Umile e discreto sarebbe rimasto sconcertato
dall'appellativo 'Beato Angelico', lui che voleva essere semplicemente
fra' Giovanni del convento di San Domenico a Fiesole. Anche noto, da
giovane laico, come Guido di Piero del Mugello. Fu detto Angelico appena
scomparso, per l'alta lode rivolta al Maestro, all'artefice di
grandiosi tabernacoli, reliquiari e pale decorate, di variati e
inimitabili cicli d'affreschi, di tante pagine miniate ove esprimeva
sempre la propria fede, esaltando la bellezza delle creature spirituali
nei volti purissimi delle Madonne e nelle sfavillanti ali delle creature
celesti. Angelico per grazia e soavità di toni e colori, e per
ispirazione sempre intensa e partecipe. Riconosciuto dai contemporanei
come sommo maestro, accompagnò il superamento dell'ultimo gotico
proponendo una nuova lettura dell'antico, e fu nominato Beato per essere
modello d'artista esemplare, riconosciuto Patrono dell'arte sacra dalla
Chiesa cattolica. Malgrado ciò il destino della sua opera pittorica,
risultato di un quarantennio di continuo, attivo e stimatissimo lavoro, è
stato segnato dalla dispersione di tante realizzazioni, anche guastate
da incuria e sciagurati restauri. Frammentate e sradicate dalla loro
originaria collocazione, sono più silenziose, meno espressive ed
emozionanti, e però esposte con ogni riguardo nei maggiori musei
d'Europa e d'America. Hanno un destino ben diverso da quello atteso e
previsto poiché erano state eseguite su richiesta e compenso delle più
grandi famiglie fiorentine, ed erano destinate alla liturgia, alla
contemplazione e venerazione dei fedeli. Disgraziatamente è poi giunto a
noi soltanto uno, su cinque, dei grandi cicli pittorici realizzati a
Roma, dove due papi l'avevano chiamato riconoscendolo "primo pittore
d'Italia". Quattro furono distrutti neppure un secolo dopo il loro
compimento, in un'epoca ansiosa di più grandiosa modernità; resta per
nostra fortuna intatta la Cappella Niccolina in Vaticano, uno dei più
equilibrati e misurati cicli dell'intero Quattrocento italiano, nel suo
rinnovato classicismo paleocristiano. Eccezionalmente e fortunosamente
integra è infine l'opera più personale e sentita, oggi visibile a
chiunque, mirabile nella sua compiutezza e conservazione. È la serie di
affreschi del convento fiorentino di San Marco, paradossalmente
destinati a rimanere segreti, vincolati dalla clausura, dipinti soltanto
per la meditazione e la preghiera di un singolo confratello nella sua
cella solitaria.
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