Dante e la città della fortuna
di Andrea Angelucci
pp. 268; € 20,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Metauro Edizioni, 2024
ISBN: 9788861562318
L’epigrafe contenente l’epitaffio di Jacopo del Cassero, conservata nella chiesa di san Domenico a Fano, è stata finora sottovalutata nella sua portata letteraria e come elemento significativo nell’architettura della Commedia. Come si sa, Dante immagina di aver incontrato messer Jacopo sulle pendici del monte del Purgatorio. L’elemento interessante è che il poeta mette in bocca a Jacopo una frase che ricalca alcuni versi del suo epitaffio e l’esclamazione fa riferimento al ruolo della fortuna nell’episodio che lo portò alla morte.
Questo libro cerca di far rivivere quelle antiche vicende e quella lontana realtà, cerca di portare alla luce i motivi di questa operazione intertestuale dantesca. La tesi che si propone è che Dante, conoscendo il nome antico di Fano, Fanum Fortunae, abbia ripreso i versi della lapide per caratterizzare il personaggio di Jacopo come rappresentante non solo di una città ma anche di una categoria sociale, quella degli ufficiali, dei militari in genere, presso cui il culto della fortuna doveva essere sopravvissuto in forme più o meno scoperte. Le parti conclusive del volume sono dedicate a un attento esame stilistico e poetico dei sedici versi dell’epigrafe di Fano, anche per cercare di individuare la personalità di colui che la scrisse.
Andrea Angelucci è docente di Lettere presso il Liceo Scientifico e Musicale G. Marconi di Pesaro. Nel 2009, nell’ambito di uno scambio con la scuola giapponese, ha prodotto assieme ad alcuni suoi studenti il documentario dedicato a Giacomo Leopardi, Kaze no gotoku («Il suono del vento»). Nel 2009 ha pubblicato per l’editore Manni il libro di poesie Mare superiore e nel 2016, in proprio, il secondo libro, Sulle cime di un altro dove. Nel 2015 ha realizzato De Techno Carmine, un recital delle sue poesie assieme al compositore di musica elettronica Tommaso Vecchierelli e all’attore e regista Claudio Tombini. Nel dicembre del 2020 ha progettato e realizzato il documentario Dante e la città della Fortuna, nell’ambito della serie Esplorare i confini, prodotta in tempi di pandemia dal Circolo Bianchini per la televisione locale. Da quella data ha approfondito questa ricerca, ora trattata in maniera ampia e con sviluppi inediti nel presente volume.
Questo libro cerca di far rivivere quelle antiche vicende e quella lontana realtà, cerca di portare alla luce i motivi di questa operazione intertestuale dantesca. La tesi che si propone è che Dante, conoscendo il nome antico di Fano, Fanum Fortunae, abbia ripreso i versi della lapide per caratterizzare il personaggio di Jacopo come rappresentante non solo di una città ma anche di una categoria sociale, quella degli ufficiali, dei militari in genere, presso cui il culto della fortuna doveva essere sopravvissuto in forme più o meno scoperte. Le parti conclusive del volume sono dedicate a un attento esame stilistico e poetico dei sedici versi dell’epigrafe di Fano, anche per cercare di individuare la personalità di colui che la scrisse.
Andrea Angelucci è docente di Lettere presso il Liceo Scientifico e Musicale G. Marconi di Pesaro. Nel 2009, nell’ambito di uno scambio con la scuola giapponese, ha prodotto assieme ad alcuni suoi studenti il documentario dedicato a Giacomo Leopardi, Kaze no gotoku («Il suono del vento»). Nel 2009 ha pubblicato per l’editore Manni il libro di poesie Mare superiore e nel 2016, in proprio, il secondo libro, Sulle cime di un altro dove. Nel 2015 ha realizzato De Techno Carmine, un recital delle sue poesie assieme al compositore di musica elettronica Tommaso Vecchierelli e all’attore e regista Claudio Tombini. Nel dicembre del 2020 ha progettato e realizzato il documentario Dante e la città della Fortuna, nell’ambito della serie Esplorare i confini, prodotta in tempi di pandemia dal Circolo Bianchini per la televisione locale. Da quella data ha approfondito questa ricerca, ora trattata in maniera ampia e con sviluppi inediti nel presente volume.
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