mercoledì 14 febbraio 2018

S. Elia di Monte Santo

S. Elia di Monte Santo
Il primo cenobio benedettino della Sardegna tra storia, arte e devozione popolare
a cura di Giovanni Strinna e Giuseppe Zichi
pp. 225, € 34,00
All'Insegna del Gigio, 2017
ISBN: 9788878148208

Nel 1065 i giudici di Torres donavano all’ordine di San Benedetto le chiese di S. Maria di Bubalis e S. Elia di Monte Santo con l’intero monte, costituendo così la dotazione del primo cenobio cassinese dell’isola. Quel gesto significava la loro fedeltà al papa e il loro schierarsi dalla parte della riforma ecclesiastica. Il loro diploma di donazione, ancora oggi conservato a Montecassino, costituisce il più antico documento scritto del Medioevo sardo, ma la vicenda ci è testimoniata anche nelle suggestive pagine della Chronica Casinensis di Leone Marsicano. I nomi delle chiese di S. Elia e S. Maria, presso l’attuale Siligo, vennero incisi assieme a quelle degli altri beni posseduti dai Cassinesi sul portone bronzeo del monastero laziale, come ad affermarne l’eterna stabilità. Il presente volume, che raccoglie saggi di specialisti di diverse discipline, descrive il territorio di Monte Santo e le sue chiese dalla fase di età bizantina fino a quella tardo-medievale, con un’incursione nella storia otto-novecentesca relativa alle dispute per la gestione della festa campestre di Sant’Elies.
L'opera, arricchita da un ampio apparato fotografico, raccoglie 12 contributi di studiosi delle due università sarde (storici, archeologi, filologi, archivisti e storici dell’arte) e della Soprintendenza archeologica della Sardegna e ricostruisce la storia plurisecolare dei santuari di S. Elia di Monte Santo, S. Maria di Bubalis e S. Eliseo, che furono la dotazione del primo monastero benedettino della Sardegna.
I saggi coprono un arco cronologico che va dalla fase di età bizantina all’età tardo-medievale, ma dà spazio anche ad alcune vicende più recenti, quelle che riguardano la gestione e lo svolgimento della festa tradizionale di Sant’Elies, che ancora ai nostri giorni richiama un gran numero di pellegrini, e alle possibili prospettive del turismo culturale e religioso nel territorio di Monte Santo.

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