Popolo e bene comune in Italia fra XIII e XIV secolo
di E. Igor Mineo
€ 20,00
Viella, 2018
ISBN: 9788833130118
Cos’è il «popolo» in una qualunque città dell’Italia comunale tra XIII e
XIV secolo? Un segmento della società, un insieme di associazioni
federate, un’istituzione o un complesso di istituzioni? In genere tutte
queste cose insieme, ma anche, spesso, la memoria tormentata e confusa
di una dimensione unitaria che era andata in pezzi nel corso del XIII
secolo, e che, anch’essa, poteva essere detta «popolo».
Alla fine del Duecento, nel pieno dell’affermazione della parte
«popolare» in alcune città importanti, uno spazio tanto semantico quanto
sociale si è definitivamente scomposto, rivelando una nuova pluralità
di significati di «popolo», anche in contraddizione fra loro, mentre
altri riferimenti alla totalità politica prendono forma, e in
particolare una nuova nozione di «bene comune». Proveniente direttamente
dal lessico teologico e intensamente evocativo di un’armonia politica
contraddetta quotidianamente dall’esperienza del conflitto fra fazioni, e
fra milites/magnati e popolo organizzato, il «bene comune» si mostra
per quel che è: metafora idealizzata e sfuggente della comunità
lacerata, e insieme il suo orizzonte utopico. Scritture assai eterogenee
(di tipo teorico-dottrinario, narrativo, pragmatico) ne lasciano
emergere il nuovo profilo, rimodulando nel contempo quello di «popolo»,
ben più carico di richiami e di passato.
E. Igor Mineo insegna Storia medievale nell’Università di Palermo. Si è
occupato di storia sociale nell’Italia del basso medioevo e in
particolare di dinamiche istituzionali e di comunità urbane; di gruppi
sociali e di aristocrazie (Nobiltà di Stato. Famiglie e identità aristocratiche nel tardo medioevo. La Sicilia, Donzelli, Roma 2001).
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