Capitani di ventura: Sigismondo Pandolfo dei Malatesti e Federigo da Montefeltro
di Pierluigi Romeo di Colloredo Meis
pp. 150, € 26,00
Luca Cristini Editore (Soldiershop), 2019
ISBN: 889327471X
Federigo II da Montefeltro, conte - poi duca - di Urbino, e Sigismondo
Pandolfo dei Malatesti furono due veri figli del Rinascimento:
Sigismondo eccessivo in tutto, nei vizi come nelle virtù, Federigo,
detto dagli umanisti Lume della Italia, prudente ed allo stesso tempo
capace di ferocia (probabilmente assassinò il fratellastro e abbandonò
al sacco ed alla strage Fossombrone, colpevole di aver aperto le porte
al Malatesti, Montorio e Volterra, e fu tra i mandanti occulti della
congiura dei Pazzi); furono entrambi tra i più grandi capitani del
Rinascimento, divisi tra loro da un odio feroce, che trascese le
tradizionali rivalità delle due dinastie per diventare qualcosa di
personale e di cieco; entrambi uomini di straordinaria cultura, veri
figli del Rinascimento, che popolarono le proprie corti di umanisti ed
artisti come Brunelleschi, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti,
Pedro Berruguete, Luciano Laurana, e che utilizzarono i loro guadagni
di mercenari per l’edificazione di due dei più grandi capolavori
dell’arte universale, il Tempio malatestiano di Rimini e lo splendido
Palazzo Ducale di Urbino. E’ stato scritto che la lotta tra Malatesta e
Montefeltro si svolse come un torneo mostruoso, tra due uomini, gli
‘ultimi due cavalieri’ che si affrontavano nel crepuscolo del medioevo.
Era un conflitto arcaico, combattuto però con i mezzi della guerra
moderna, le bombarde e le macchine per l’assedio.Una guerra combattuta
con le armi tradizionali, sui cambi di battaglia, nelle cancellerie
diplomatiche delle due corti, ma anche con la propaganda, che ci ha
consegnato un’immagine di Federigo II come il lato luminoso, apollineo,
del sovrano rinascimentale, e Sigismondo Pandolfo come quello oscuro,
dionisiaco. Questa è la loro storia, e la storia del Quattrocento
italiano, splendente e corrusco di sangue.
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