Studi su Dante
di Erich Auerbach
pp. 368, € 12,00
Feltrinelli, 2017
ISBN: 9788807887093
La raccolta degli Studi su Dante contiene i saggi che Erich
Auerbach ha scritto dal 1929 fino alla vigilia della morte. In questi
scritti definisce l’importanza del concetto di “figura” nella cultura
tardo-antica e ricostruisce il complesso rapporto tra struttura e poesia
nella Divina Commedia. L’autore giunge al risultato allargando
l’indagine a tutta la civiltà cristiana e mostra come l’intelligenza di
Paolo, Tertulliano, Agostino o Bernardo di Chiaravalle sia propedeutica e
necessaria per una lettura “globale” del capolavoro dantesco. Così ha posto una pietra miliare nella bibliografia su Dante e ha spianato un campo interpretativo ancora fertilissimo.
“Il fatto terreno è profezia o ‘figura’ di una parte della realtà immediatamente e completamente divina che si attuerà in futuro. Ma questa non è soltanto futura, essa è eternamente presente nell’occhio di Dio e nell’aldilà, dove dunque esiste in ogni tempo, o anche fuori del tempo, la realtà vera e svelata. L’opera di Dante è il tentativo di una sintesi insieme poetica e sistematica, vista a questa luce, di tutta la realtà universale... Per Dante il senso letterale o la realtà storica di un personaggio non contraddice il suo significato più profondo, ma ne è la figura; la realtà storica non è abolita dal significato più profondo, ma ne è confermata e adempiuta.”
“Il fatto terreno è profezia o ‘figura’ di una parte della realtà immediatamente e completamente divina che si attuerà in futuro. Ma questa non è soltanto futura, essa è eternamente presente nell’occhio di Dio e nell’aldilà, dove dunque esiste in ogni tempo, o anche fuori del tempo, la realtà vera e svelata. L’opera di Dante è il tentativo di una sintesi insieme poetica e sistematica, vista a questa luce, di tutta la realtà universale... Per Dante il senso letterale o la realtà storica di un personaggio non contraddice il suo significato più profondo, ma ne è la figura; la realtà storica non è abolita dal significato più profondo, ma ne è confermata e adempiuta.”
Erich Auerbach (Berlino, 1892 - Wallingford, Usa, 1957), filologo e
critico tedesco, pubblicò nel 1924 una traduzione in tedesco della Scienza Nuova
di Vico, cui dedicò numerosi studi successivi, studiò la letteratura
italiana e in particolare Dante. Ha insegnato alle università di
Marburgo (dove, succeduto a Leo Spitzer alla cattedra di romanistica,
studiò la filologia francese spaziando fino agli autori moderni), di
Istanbul (dove si era rifugiato fuggendo dalla Germania nazista,
insegnandovi dal 1936 al 1947), Pennsylvania, Princeton e Yale. È stato
uno degli iniziatori della cosiddetta “critica stilistica”. Ha dato
contributi decisivi allo studio della cultura occidentale con i suoi
saggi sul realismo (Mimesis. Il realismo nella cultura occidentale, Einaudi, 1956), sulla letteratura medioevale (Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichità latina e nel Medioevo, Feltrinelli, 1960 e 2007) e su Dante (Studi su Dante, Feltrinelli, 1964 e 2005).
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