Fine musica. Percezione e concezione delle forme della poesia, dai siciliani a Petrarca
di Maria Clotilde Camboni
pp. XLVIII-440, € 58,00
Sismel, 2017
ISBN: 978-88-8450-761-7
Le profonde
trasformazioni che nel corso del tempo hanno contraddistinto le forme
della poesia italiana risultano particolarmente intense e frequenti nel
Medioevo. In un’epoca che vede la nascita e il primo decisivo sviluppo
di una nuova tradizione letteraria – in una lingua moderna fino ad
allora assente dallo scenario europeo – la mutevolezza delle strutture
metriche si lega strettamente a quella della sensibilità formale dei
poeti, alla rappresentazione mentale delle forme che essi arrivano a
maturare e, secondo modalità molto varie e spesso implicite, a
manifestare attraverso ciò che scrivono. La ricerca ricostruisce le
vicende di questa sensibilità, rimatori attivi alla corte di Federico II
fino a Francesco Petrarca. Le norme che hanno regolato la poesia
due-trecentesca vengono individuate, circoscritte e analizzate, approfondendo
le modalità con cui ci si rapportava ad esse, con particolare
attenzione alle specificità dei singoli ambienti e momenti. Adottando
metodi di indagine differenziati, che di volta in volta privilegiano i
modi di acquisizione delle competenze metriche, il peso delle tradizioni
e degli influssi culturali, il ruolo della dimensione musicale,
l’autrice fa luce sul legame tra le strutture formali e il ruolo sociale
svolto dalla lirica, a partire dalle condizioni in cui essa veniva
composta, eseguita, fruita. Il volume arriva così a restituire un quadro
d’insieme ricco e articolato del complesso campo di forze in cui la
poesia italiana ha preso forma nel suo primo secolo e mezzo di vita.
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