Lectura Dantis Ferrariensis
di Benvenuto da Imola
Edizione critica a cura di Carlo Paolazzi, Paolo Pasquino, Fabio Sartorio
pp. 948, € 60,00
Angelo Longo Editore, 2021
ISBN: 978-88-9350-014-2
La Commedia di Dante Alighieri fu in Italia il caso letterario del
secolo XIV. A promuoverne la legittimazione nell’ambito della cultura
“alta” provvide anche il mondo della scuola, grazie alla figura del
magister Benvenuto Rambaldi da Imola, docente specializzato nella
spiegazione dei testi della latinità e, fra il 1375 e il 1376, anche del
poema dell’illustre Fiorentino: proprio in questo periodo infatti ne
fece l’oggetto di due cicli di lezioni (ossia due lecturae), a Bologna
prima e a Ferrara poi, esperimenti didattici a partire dalla cui
rielaborazione l’Imolese produrrà uno dei principali monumenti della
storia dell’esegesi dantesca, quel Comentum super Dantis Comoediam per
cui è giustamente conosciuto.
Delle lezioni di Ferrara – fonte essenziale per il lavoro di un altro esegeta dantesco, Giovanni da Serravalle, che vi assistette – Benvenuto rielaborò successivamente alcune chiose, riscrivendole in versioni piú ampie e meglio formalizzate, con l’intento di produrre un testo “di servizio”, un provvisorio dossier di conoscenze. Ma il fascicolo cosí formato sfuggí al controllo del suo autore, e in qualche modo giunse, senza l’autorizzazione di quest’ultimo, nelle mani di due interessati lettori danteschi, Tedaldo della Casa e Filippo Villani, che seppero utilmente fare uso, ciascuno a suo modo, dei suoi preziosi contenuti.
Delle lezioni di Ferrara – fonte essenziale per il lavoro di un altro esegeta dantesco, Giovanni da Serravalle, che vi assistette – Benvenuto rielaborò successivamente alcune chiose, riscrivendole in versioni piú ampie e meglio formalizzate, con l’intento di produrre un testo “di servizio”, un provvisorio dossier di conoscenze. Ma il fascicolo cosí formato sfuggí al controllo del suo autore, e in qualche modo giunse, senza l’autorizzazione di quest’ultimo, nelle mani di due interessati lettori danteschi, Tedaldo della Casa e Filippo Villani, che seppero utilmente fare uso, ciascuno a suo modo, dei suoi preziosi contenuti.
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