Amori venali
La prostituzione nell'Europa medievale
di Jacques Rossiaud
pp. 390, € 12,00
Laterza, 2019
ISBN: 9788858135457
Fino al XVI secolo il mondo degli amori venali è onnipresente e
tollerato. Gli uomini di governo e di Chiesa considerano la
prostituzione inestirpabile e naturale, una forma di risposta spontanea
alla miseria dei tempi e l’arma più efficace di lotta contro il caos. La
Chiesa gregoriana, pur instauratrice di un ordine coniugale rigoroso,
accetta la concupiscenza maschile e ammette donne votate al peccato. La
giustificazione è quella del male minore: minore rispetto alla violenza,
allo stupro, all’adulterio, all’incesto. L’elemento monetario aggiunge
paradossalmente all’insieme un elemento positivo; il denaro, questo
nemico di Dio, è l’amico della donna venale: giustifica e legittima la
sua pratica e fa di lei una lavoratrice che riceve il prezzo della sua
fatica. Rese socialmente visibili, le prostitute pubbliche si ritengono
in grado, in Alta Germania come in Linguadoca, di far fronte agli abusi e
di reclamare i propri diritti. Ma il tempo di promozione del corpo
finisce bruscamente a metà del XVI secolo quando il clero della
Controriforma decide di porre fine alla tolleranza. Da allora viene
attuata una strategia repressiva fatta di incarceramenti, punizioni ed
esclusioni.
Jacques Rossiaud, storico del Medioevo, è professore emerito
all’Università di Lione. Specialista di storia urbana e dell’area del
Rodano medievale, ha dedicato a quest’ultima il Dictionnaire du Rhône médiéval. Identités et langages, savoirs et techniques des hommes du fleuve (1300-1550) (Centre alpin et rhodanien d’ethnologie) e il saggio Le Rhône au Moyen Âge (Aubier).
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