La Trinità in Dante
Dalla «Vita Nuova» alla «Divina Commedia»
di Andrea Francesco Calabrese, Vincenzo Crupi
pp. 140, € 18,00
Rubbettino, 2020
ISBN: 9788849863475
Tutta l'opera di Dante è costellata dei segni della presenza trinitaria,
centrale non solo nella cosmologia dantesca ma anche nella visione
della natura, dell'uomo e dei ritmi della storia terrena. Questa
presenza è talmente rilevante da influenzare la struttura stessa delle
opere a partire dalla Vita nuova e fino al Paradiso. Una modalità
trinitaria nel rapporto tra il mondo e Dio agisce a livello
poeticoletterario e si manifesta, innanzitutto, nell'importanza che il
numero, componente essenziale del simbolismo medievale, assume nelle
opere di Dante. La nota insistenza dantesca, nell'ordinamento della
Commedia, sul tre non è un fatto meramente numerologico, perché ha
origini più profonde, collegandosi proprio alla teologia trinitaria
medievale e risale già alla Vita Nuova, dove la sublimazione di Beatrice
a «miracolo» ha la sua radice nella «mirabile Trinitade». Questa
presenza del motivo trinitario è evidente, con modalità di volta in
volta diverse, anche nelle altre opere di Dante, per cui, oltre che
nella Vita Nuova, le tracce di una tematica trinitaria si rinvengono nel
Convivio, nel De vulgari eloquentia, nel De Monarchia e ancora nelle
Rime. Nella Divina Commedia il cammino di Dante attraverso i tre regni
dell'aldilà troverà compimento proprio nella visione della Trinità alla
fine del canto XXXIII del Paradiso. In questo itinerario la prima tappa è
«imagine perversa» di Dio, perché l'Inferno dantesco è organizzato su
una riconoscibile parodia trinitaria, mentre nel Purgatorio, dove le
anime si purificano dall'amore che «corre al ben con ordine corrotto»,
le simbologie trinitarie sono espressione dell'uomo in cammino verso
l'unità con Dio e anticipano quella che sarà l'atmosfera pienamente
trinitaria del Paradiso.
Andrea Francesco Calabrese è musicista e studioso di letteratura, in
particolare di Dante. In campo musicale, laureato con lode in pianoforte
nonché in composizione, svolge attività concertistica come pianista e
direttore d’orchestra; ha vinto numerosi premi pianistici e di
composizione; partecipa regolarmente a convegni e seminari di
musicologia e analisi musicale ed è docente ordinario di Teoria
dell’armonia e analisi presso il Conservatorio «Francesco Cilea» di
Reggio Calabria. Laureato con lode in Scienze della società e della
formazione con una tesi in Linguistica italiana su Dante Alighieri,
tiene corsi di Narratologia. Le sue più recenti pubblicazioni sono Ars Nova: ventuno compositori italiani di oggi raccontano la musica (Roma, Castelvecchi, 2017), Dante tra dogma ed eresia. Forme gergali e arte della scrittura fra le righe (Reggio Calabria, Leonida Edizioni, 2018), The performer as a musicologist (Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 2019).
Vincenzo Crupi, già ricercatore presso la cattedra di Letteratura
italiana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di
Messina, è attualmente docente a contratto presso l’Università per
Stranieri «Dante Alighieri» di Reggio Calabria. Si è occupato di
novellieri medievali. Un saggio su Franco Sacchetti è stato presentato
nel 1977 all’Accademia dei Lincei da Vittore Branca. In riviste
specialistiche e in Atti di Convegni nazionali e internazionali sono
apparsi suoi scritti su Berni, Manzoni, Fogazzaro e Pirandello. Autore
di una raccolta di studi apparsa nel 2003 con il titolo Saggi danteschi,
ha pubblicato, in questa collana «Iride» fondata e diretta da Rocco
Mario Morano, i seguenti due volumi: L’altra faccia della luna. Assoluto e mistero nell’opera di Luigi Pirandello (Soveria Mannelli, Rubbettino, 1977) e «Fra il cielo e l’inferno». Ascensioni umane nell’ultimo Fogazzaro (ivi, 2004).
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