Il Duca Passerino
L’epoca d’oro del ghibellinismo in Italia attraverso la figura di Rainaldo Bonacolsi, signore di Mantova e di Modena
di Gabriele Sorrentino
pp. 200, € 15,00
Edizioni Terra e identità, 2018
Questa è la storia avventurosa e tragica di Rainaldo detto Passerino, ultimo esponente della famiglia Bonacolsi, dal 1312 al 1328 dispotico signore di Mantova che, sotto il suo governo, raggiunse la sua massima espansione territoriale, con l’acquisizione di Modena, Carpi e del loro territorio. Rainaldo fu uno dei principali leaders del partito ghibellino, assieme a Can Grande della Scala, Matteo e Galeazzo Visconti e Castruccio Castracani, trionfatori nella famosa battaglia di Altopascio. Per questo motivo si servì dei suoi possedimenti modenesi come base privilegiata per avventuristiche scorribande, tra cui spiccano l’uccisione di Raimondo Da Spello (1313), nipote di papa Clemente V, e la famigerata battaglia di Zappolino (1325) dove i modenesi inflissero ai bolognesi una sconfitta bruciante, appropriandosi della Secchia Rapita, il bizzarro trofeo tutt’ora conservato nel Palazzo Comunale.
Rainaldo lasciò a Mantova una delle più raffinate compilazioni normative del Trecento padano, Gli Statuti. All’apice del suo potere, fu tradito proprio da uno dei suoi principali sostenitori, Luigi Gonzaga. Questi guidò la rivolta che il 16 agosto 1328, eliminò Passerino e spazzò via la signoria bonacolsiana, iniziata sotto Pinamonte nel 1272. Nemmeno dopo morto, però, l’ultimo Bonacolsi poté riposare in pace: il suo cadavere, mummificato, divenne infatti uno dei principali cimelii di casa Gonzaga.
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