Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana 28
di A.A.V.V.
pp. 284, € 60,00 (Acquista online con il 5% di sconto)
Viella, 2020
ISBN: 9788833137353
Il numero di quest'anno si apre con un articolo di due giovani
studiose, Chiara De Angelis e Michela Ventriglia, che danno conto della
partecipazione del laboratorio LibeR (Libro e ricerca) all'impresa di Fragmentarium,
il portale svizzero che da qualche anno ha assunto la guida degli studi
sui frammenti di codici medievali, mettendo inoltre a disposizione la
nuova rivista Fragmentology. Si tratta di un ottimo esempio di
collaborazione internazionale, al quale non poteva mancare il contributo
di quanti per ragioni storiche e geografiche sono o dovrebbero essere
naturalmente portati allo studio dei numerosissimi frammenti che
costituiscono oggi gli ultimi residui, sparsi per il mondo, di quelli
che furono codici in beneventana.
Fra la cospicua messe di lavori censiti in questo volume sia consentito ricordare il libro di Erik Kwakkel e Francis Newton, Constantine the African and the Oldest Manuscript of His
Pantegni, apparentemente dedicato soprattutto al codice 73 J 6 della
Biblioteca Reale dell'Aia, un manoscritto in carolina prodotto
certamente a Montecassino nell'ultimo quarto del secolo XI, durante
l'operoso soggiorno nell'abbazia di Costantino Africano. La culla della
beneventana nel suo periodo aureo ospitò quindi una serie di copisti che
padroneggiavano la tipologia grafica prevalente nell'Europa del tempo.
Il loro lavoro è ricostruito dai due autori con grande acribia e
attenzione alle modalità di produzione materiale delle versioni di
Costantino, a ennesima dimostrazione che i codici andrebbero sempre
studiati in ogni loro aspetto, se si vuole cogliere in pieno il
significato dell'operazione intellettuale che ha presieduto alla loro
creazione.
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